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La forza di rialzarsi quando muore un figlio

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Provo a immaginare una delle mie figlie dentro a una bara. Bella come il sole, fredda come la pietra. Ci provo, ma non ci riesco. Riesco solo a piangere. Piango per quella ragazzina morta a 18 anni. Chissà quanti sogni aveva Elisa. Da ieri  il suo banco al liceo è vuoto. Vuoto come tutto ciò che le apparteneva.

Penso a mia figlia.  Vedo gli stivaletti per cui abbiamo litigato e gli orecchini a forma di cuore che ha voluto a tutti i costi. Cose banali. Eppure, ogni oggetto che c’è in casa parla di lei. Se non sapessi che in questo momento sta dormendo serena, ognuno di questi oggetti rappresenterebbe una pugnalata al cuore.

Convivere con la morte di un figlio è  la cosa più tremenda che possa accadere. Mi farei tagliare le gambe e le braccia pur di non perdere un figlio. Però succede. E noi non possiamo farci nulla. Cerco di immaginare il letto vuoto. Io che mi corico sotto le coperte per ritrovare il suo odore. Piango. Piango. E piango ancora. Ho però altri figli. Che piangono insieme a me. Disperati come me. Ma con tutta la vita davanti. Saranno loro a darmi la forza per rialzarmi.

Dino, Anna, deve essere così. Perché loro – Francesco, Sara e Alessandro –  hanno più che mai bisogno di voi.  

Massimo De Nuzzo

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