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Il nuovo ospedale sprecato
Quando arrivi all’Ospedale per la prima volta o sei in stato di incoscienza o ti chiedi se lo fossero quelli che l’hanno progettato. La prima convinzione è quella di essere in un aeroporto, poi lentamente capisci che si tratta d’un ospedale peché non leggi Alitalia da nessuna parte.
Quando arrivi all’Ospedale per la prima volta o sei in stato di incoscienza o ti chiedi se lo fossero quelli che l’hanno progettato. La prima convinzione è quella di essere in un aeroporto, poi lentamente capisci che si tratta d’un ospedale pechè non leggi Alitalia da nessuna parte.
Improvvisamente ti chiedi in quale grande città sia stato studiato il progetto. La buona fede di chi l’ha fatto non è messa in dubbio. Nessuno deve avergli detto che destinataria della struttura era una città dove nemmeno si riescono a fare le classi nelle scuole dei quartieri più popolosi per mancanza di bambini. Entri ed improvvisamente, quasi come un ossessione ti viene da cercare di nuovo il check in… niente hostess o steward, e questi immensi spazi dove anche la sofferenza sembra perdersi. Per chi soffre di claustrofobia la struttura è l’ideale, per chi soffre di depressione o sintomatlogie di stress da abbandono si nota immediatamente una recrudescenza della psicosi.
Cerchi neonatologia e come prima cosa devi capire quali sono tutti quegli spazi dove nonsolo non è nato un bambino, ma dove nemmeno è nato l’ospedale…perché non servivano, perché la struttura non ha tenuto conto dei tagli alla sanità… Guardi le frecce con la stessa attenzione con cui a Milano centrale cerchi il treno locale per sesto San Givanni in mezzo alle frecce rosse, azzurre e tricolori. Accertato che neonatologia è a destra ti avventuri alla ricerca di una piccola creatura come in America nelle grandi distese degli Stati Centrali i cacciatori di uragani si avveenturano alla ricerca di supercelle temporalesche.
La prima domanda che ti poni è se ci sono meno malati a Biella. Vi ricordate l’Ospedale vecchio? Quanta gente all’entrata, lungo le scale… qui quasi nessuno. I pochi che incontri hanno la piantina aperta in mano della struttura e non troveranno mai i loro cari perché è quella dell’expo di Milano, gli altri ancora non hanno capito la direzione delle scale mobili e senza volerlo si ritrovano a partire dal via, come al Monopoli. Cammino… improvvisamente compare l’unico, fondamentale mezzo di cattura di ogni essere umano, ancor più se dipendente pubblico: la macchinettà del caffè. Scusi, sto cercando neonatologia… Ma lei cerca la mamma o il bambino? Per un attimo rimango spiazzato ma poi capisco che se la mamma riposa, giustamente il bambino è in un altro reparto e magari per andarci prenderei inutilmente l’autobus. Guardi cerco la mamma e se mi va bene magari c’è pure il bambino… speriamo anche oggi.
Eccomi arrivato. Lo stupore non è mio nel vedere il piccolo… ma dei parenti nel capire che sono arrivato senza perdermi. La mamma stanca dopo il parto mi dice che uscirà molto presto. In quel momento un piccolo aereo sorvola l’ospedale… vorrei dirle: prenota il volo ma poi mi limito a pensare che se tutta quella struttura è stata costruita per Biella forse ci sarà un motivo…o no…
Alberto Scicolone
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