Senza categoria
Il Re è nudo
Tanto tuonò che piovve. A dispetto di quanto anche noi, qualche mese fa, scrivevamo su questa rubrica, il nuovo Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella non sarà Paolo Tavolaccini, ma Franco Ferraris.
Tanto tuonò che piovve. A dispetto di quanto anche noi, qualche mese fa, scrivevamo su questa rubrica, il nuovo Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella non sarà Paolo Tavolaccini, ma Franco Ferraris. Questo è un terremoto di proporzioni, per ora, difficilmente calcolabili. Ma analizziamo con ordine i fatti e, soprattutto, chi ha vinto e chi ha perso in questa partita per il controllo dell’ultimo forziere della nostra provincia.
Ha perso, senza nessuna possibilità di appello, Luigi Squillario.
Il grande vecchio della politica biellese, l’uomo della sinistra DC, che per trent’anni ha gestito, nel bene e nel male, la Fondazione, chiude il suo mandato senza essere riuscito ad imporre il successore designato. Perché Squillario, bonariamente definito – qui e altrove – “Re Luigi”, ha perso la battaglia più importante, quella sull’eredità della “sua” creatura? I motivi sono almeno tre: il candidato, i nemici e gli avversari.
Paolo Tavolaccini era il candidato sbagliato nel momento sbagliato. Scegliere dall’album dei ricordi della sinistra DC un professionista già parecchio in là con l’età, fuori dalla politica attiva e da altri rilevanti ruoli nella società civile, e decidere di imporlo, contro il parere di molti, solo perché era il suo candidato, immaginando questo come una sorta di abracadabra che avrebbe messo d’accordo tutti, è stato l’errore esiziale di “Re Luigi”. Squillario, però, ha sottovalutato anche i suoi avversari e gli “amici”. Come il Re Lear di Shakespeare, nel momento dell’abbandono non ci sono più figli e fedeltà, ma solamente la volontà di occupare quel potere che per trenta – lunghi – anni è stato nelle mani di un uomo solo. Squillario non ha mai delegato, si è circondato di antichi sodali politici, sempre gli stessi e accomunati da medesima “virtù”: non offuscare e non contraddire il “Re”. Così, all’ombra della Fondazione si sono sedimentati rancori, gelosie e odi cresciuti nel tempo. Di fatto, il peggiore avversario di Squillario è stato Squillario stesso. E questo ha prodotto la Vendetta che ha un nome e un cognome: Gabriele Mello Rella. E’ il vecchio delfino del Re colui che ha messo insieme gli otto voti che hanno affossato Tavolaccini ed eletto Ferraris. Ha individuato il candidato giusto che, per potere e blasone, aveva il sufficiente grado di autorevolezza. Un uomo della famiglia Zegna, che ha subito trovato le simpatie della Curia, alla quale la famiglia di Trivero ha sempre dimostrato generosità e interesse, soprattutto per le sorti del Santuario di Oropa.
Ferraris – che ha un passato nella politica attiva nelle fila del Partito Liberale – ha, ovviamente, trovato immediato appoggio nei consiglieri nominati dal centro destra, come, probabilmente, nella recente nomina targata Comunione e Liberazione. Mello Rella pare, quindi, aver giocato – come dicono i bene informati – un ruolo da “regista” per almeno due ragioni: il suo rapporto con la Cassa di Risparmio di Asti (e la necessità, a differenza di Squillario, di procedere con l’annessione di Biver a CRA) e la volontà di recidere, definitivamente, il cordone ombelicale con il suo vecchio “padrino politico”. Uno scontro, quindi, tutto interno alla vecchia DC, che però ha coinvolto, ben oltre la politica, i potentati locali come Curia e Unione Industriale. Perde, dunque, con Squillario, l’idea che anche alcuni processi economici (o l’elargizione di finanziamenti e contributi) debbano essere governati dalla politica, e risorge un’inedita alleanza tra il potere ecclesiastico e gli imprenditori biellesi con alle spalle interessi ben chiari e riconoscibili. Mai è stato così breve il tragitto tra Piazza Duomo e Circolo Sociale.
In tutto questo, senza avventurarci troppo sulle conseguenze (è veramente presto per azzardare previsioni), segnaliamo il radicale cambio di potere in questo territorio.
Squillario quindi perde, ma con lui perde tutta la classe politica. Perde il suo partito, il PD, che è stato spettatore passivo dell’intera vicenda, ma perde anche il centro destra (o quel che ne rimane) che, consumando la vendetta, si è nei fatti prestato a un’operazione che non riuscirà a governare.
Qualcuno sostiene che questa “rivoluzione” nel potere locale non può che essere utile e catartica per il biellese. A vedere attori, protagonisti e comprimari le premesse ci fanno essere, al contrario, decisamente meno ottimisti.
Roberto Pietrobon
www.alasinistra.org
Continua a leggere le notizie de La Provincia di Biella e segui la nostra pagina Facebook