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Fate l’amore e non la spesa. O no?
Il motivo principale che mi spinge a rinchiudermi in casa la domenica pomeriggio è, perlopiù, cercare di evitare ad ogni costo il pascolare al centro commerciale, facendo così credere a me stessa di non saper far fruttare il mio unico giorno di riposo in altra maniera. Tutte le volte che, durante i festivi, mi capita di varcarne la soglia, oltre a essere travolta da quella ventata di Foehn che ti fa pezzare seduta stante, mi assale una strana sensazione, una strana sensazione che chiamerò disagio. Subito cerco comprensione negli occhi di chi mi accompagna, ed è sempre un palo in fronte. La sconfortante visuale che si presenta dinnanzi a me, scale mobili – trittico di negozi pullulanti di acquirenti, inevitabilmente mi fa pensare e scappare quella parola così poco fine se articolata da una signorina, che inizia con “C” e termina con “O”. Cinque lettere e tanta afflizione causa eccessiva affluenza, che senza dubbio troverò alle casse dell’ipermercato.
La scorsa domenica è andata giusto in questo modo. Inizio con il porre il mio quesito: ma noi, non eravamo poveri? Per l’appunto, all’alba delle 18.00 , ho aperto le ante di una sconsolata dispensa piangente per la mancata scorta di teina in bottiglia, utile ad affrontare al meglio la nuova settimana lavorativa alle porte. Senza la mia dose di glucosio in vena, fatico a connettere: dovevo avere le mie bottigliette. Ingenuamente, pensavo di risolverla con un breve salto al supermercato del nostro centro commerciale, andando dritta all’obiettivo senza badare ad altro, come un cavallo con su il paraocchi. Che sciocca! C’era il mondo. E, dopo aver improvvisato una gincana tra zombie domenicali e passanti eccitati dalle lucine dei negozi come fossero Jack Russell particolarmente iperattivi, ho realizzato che quest’anno la foga natalizia tipica della settimana antecedente la grande festività del PROSSIMO, anche se per pochissimo, mese è stata anticipata giusto di una ventina di giorni, e io non ne sapevo nulla, come al solito.
Il risultato è stato sentirmi in dovere di acquistare, a NOVEMBRE, le palline per abbellirmi l’albero, timorosa di trovarmi i primi di dicembre con gli scarti trash degli addobbi più brutti. La gente intorno a me sembrava spiritata, come se i negozi stessero regalando via la propria merce. Non starei mai a sindacare su come i biellesi gestiscono il loro tempo libero domenicale, la prima che per necessità deve attenersi a quel determinato giorno per svolgere mansioni tipicamente donnaiole, quali fare la spesa – perché non vivo d’aria – o commissioni varie in centri commerciali sempre affollatissimi, sono proprio io, che egoisticamente, da un mesetto a questa parte, talvolta utilizzo la mia domenica di relax a discapito di chi, poveretto, nella sua domenica di relax deve, invece, lavorare per me e per i tanti come me, e non. Assecondare i capricci domenicali della massa per dieci interminabili ore, spesso accompagnati da rispetto alcuno, è orribile e l’ho provato sulla mia pelle. Trovarmi dalla parte della cliente, in questa giornata che dovrebbe essere sacra per chiunque, è ancora più amaro e seccante.
La prima questione su cui riflettere è: non eravamo così enormemente contrari all’apertura dei centri commerciali la domenica e i festivi, portando alto lo slogan “Fate l’amore, non fate la spesa”? Se sì, perché il nostro comportamento è costantemente l’opposto? Secondo punto: non ci stiamo lamentando di una crisi così nera che non ci permette più il lusso degli sfizi? Se sì, perché il fine settimana appena trascorso i negozi erano stracolmi da far rabbrividire? Terza ed ultima considerazione: se i nostri centri commerciali restassero chiusi la domenica, e questa volta tralascio sia il mio egoismo che la mia persona, più della metà dei biellesi saprebbe veramente dove e come trascorrere questa giornata, o si sentirebbe perduta? A voi, l’ardua sentenza.
Silvia Serralunga
La rubrica di Silvia Serralunga viene pubblicata sulla Nuova Provincia di Biella in edicola sabato.
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