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60 anni di matrimonio e quella mano sulla via di casa
Non dirò i loro nomi e dove abitano, ci sono segreti che si svelano improvvisi e improvvisi ritornano nei ricordi di chi li ha sfiorati.
Non dirò i loro nomi e dove abitano, ci sono segreti che si svelano improvvisi e improvvisi ritornano nei ricordi di chi li ha sfiorati.
Sotto la nevicata fitta di sabato pomeriggio, in una vallata di questo biellese così silenzioso e spesso apatico davanti alle sue ricchezze più nobili e antiche, ho incrociato, come due bellissime volpi sbucate dal bosco, due anziani, coi sacchetti della spesa, uniti sulla strada imbiancata e fradicia dalla stretta di due mani antiche, ricche di rughe e racconti. Due cappelli nella penombra del pomeriggio calante ai bordi di una strada dove passavano le prime auto cariche di giovani coppie pronte a festeggiare San Valentino.
Ho accostato per chiedere ai due signori se avessero bisogno d’aiuto. All’improvviso quell’ombra che come tanti ho nell’anima ha incrociato la luce di occhi antichi e il sorriso di chi cammina sulla neve con la stessa fragile emozione di un bimbo al suo primo inceder ai bordi del mare, naturale come la prima di centinaia di volte vissute in mille altre vite.
“Grazie, ma siamo quasi arrivati, ci diamo la mano da sessant’anni e mi creda siamo rimasti in piedi su strade ben più scivolose”, mi han risposto con la voce delicata come la neve e forte come gli alberi che ne iniziavano a reggere il peso.
Sessant’anni di matrimonio e quel gesto così immenso, dolce, capace di renderci bambini e amanti allo stesso tempo, complici e amici, sostegno e approdo.
Che caso incontrare proprio in quella sera speciale per gli innamorati l’esempio di un amore che tra parole, risate, pianti, gioie e dolori riscopre nel silenzio del darsi la mano sotto la neve, l’autenticità di quel primo giorno lontano più di 22.000 tramonti.
Quanta passione in quell’unica sfumatura di una pelle arrossata dal freddo che non ha bisogno di 50 sfumature di grigio, di giochi estranei all’amore che vive unico nell’eternità di una sera d’inverno.
Ho sempre pensato che le impronte che lasciamo sulla sabbia e sulla neve non vengono cancellate dal mare, non vengono sciolte dal sole… penetrano nelle profondità delle acque e della terra e ritornano a germogliare in ogni nuova onda di marea, in ogni nuovo fiore di primavera.
Sono rimasto per qualche minuto fermo a guardare quelle due splendide figure di un’umanità nascosta agli occhi dei più ma cantata dai più grandi poeti e cantori.
Come due splendide volpi i due anziani si sono riconsegnati all’ombra della sera entrante. Ho guardato per terra ed ho cercato le loro impronte per vedere quale segno lascia l’amore sulla neve…
Non ho fatto in tempo,grandi fiocchi bianchi avevano già dato la risposta che mi aspettavo: le impronte dei sentimenti più puri sono eterne nel tempo, stabili nel cuore e fragili come la neve di fine inverno agli occhi di ogni essere umano.
Alberto Scicolone
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