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Vendita Atap anche il consigliere Barazzotto invita alla prudenza

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Riceviamo e pubblichiamo dal consigliere regionale Vittorio Barazzotto, ex sindaco di Biella

Visti i rimbalzi delle ultime polemiche sulla vicenda relativa alla vendita delle quote Atap, tengo a chiarire la mia posizione in merito. Non sono pregiudizialmente contrario alla vendita a privati di quote di aziende partecipate dal capitale pubblico. Sono però certamente contro una dissennata, precipitosa e, aggiungo, a volte, sospetta, privatizzazione.

Penso al tema dei rifiuti, campo dove il pubblico ha delegato in toto il vero business al privato con il risultato di generare in questi anni un aumento costante delle tariffe a carico dei contribuenti e di perseguire una logica solo di profitto. Non solo. Il settore è talmente florido, al punto che si parla sempre più frequentemente di eco mafia. Ma questo è solo un esempio, torniamo al trasporto pubblico locale.

 Penso che sia un servizio essenziale per la comunità e, in particolare nel nostro territorio, dal 1976 è stato gestito e controllato dalle pubbliche amministrazioni in modo ottimale, seppure – giustamente – sotto la forma privatistica della Spa. Non commettiamo l’errore di assurgere a paradigma il fatto che la gestione pubblica sia sempre e comunque peggio di quella privata: viviamo tempi in cui il mito di “privato è bello” è stato più volte sconfessato dai fatti.

 Ciò che voglio fare è semplicemente un invito – e tale rimane – alla prudenza: ovvero di fare un ragionamento serio e concreto sulle varie possibilità e, prima di procedere alla soluzione tout court della vendita delle quote azionarie di Atap in possesso di province e comuni con l’unico obiettivo di fare cassa e mettere a bilancio la liquidità ottenuta, di allargare le prospettive, ammesso che ce ne siano altre. So benissimo della situazione finanziaria delle due province di Biella e di Vercelli, e delle difficoltà degli amministratori, ma il risultato potrebbe rivelarsi effimero e temporaneo. L’effetto che si otterrebbe, nel medio periodo, o il rischio se preferiamo, è quello che altre esperienze nazionali e internazionali avrebbero dovuto insegnarci: quello di restare senza liquidità, senza l’azienda e, con buona probabilità, senza i servizi essenziali che questa forniva. Oltre al danno occupazionale che ciò comporterebbe. Attualmente, restano alla finestra col fiato in gola in attesa della decisione politica, oltre 200 famiglie; che non è detto che siano del tutto prive di tutela, ma che sicuramente si rivelerebbero una zavorra per l’acquisizione del privato.

Quindi, l’auspicio è quello di arrivare a un sistema aziendale del tpl piemontese, non solo di quadrante, integrato tra gomma e ferro. Non credo che nessuno voglia difendere a oltranza la condizione di azienda pubblica, sarebbe sciocco e miope, e la fusione con il privato è fondamentale, ma occorre calibrare bene ogni decisione, in quanto le scelte di oggi sono strategiche per il futuro.

Riceviamo e pubblichiamo dal consigliere regionale Vittorio Barazzotto, ex sindaco di Biella

Visti i rimbalzi delle ultime polemiche sulla vicenda relativa alla vendita delle quote Atap, tengo a chiarire la mia posizione in merito. Non sono pregiudizialmente contrario alla vendita a privati di quote di aziende partecipate dal capitale pubblico. Sono però certamente contro una dissennata, precipitosa e, aggiungo, a volte, sospetta, privatizzazione.

Penso al tema dei rifiuti, campo dove il pubblico ha delegato in toto il vero business al privato con il risultato di generare in questi anni un aumento costante delle tariffe a carico dei contribuenti e di perseguire una logica solo di profitto. Non solo. Il settore è talmente florido, al punto che si parla sempre più frequentemente di eco mafia. Ma questo è solo un esempio, torniamo al trasporto pubblico locale.

 Penso che sia un servizio essenziale per la comunità e, in particolare nel nostro territorio, dal 1976 è stato gestito e controllato dalle pubbliche amministrazioni in modo ottimale, seppure – giustamente – sotto la forma privatistica della Spa. Non commettiamo l’errore di assurgere a paradigma il fatto che la gestione pubblica sia sempre e comunque peggio di quella privata: viviamo tempi in cui il mito di “privato è bello” è stato più volte sconfessato dai fatti.

 Ciò che voglio fare è semplicemente un invito – e tale rimane – alla prudenza: ovvero di fare un ragionamento serio e concreto sulle varie possibilità e, prima di procedere alla soluzione tout court della vendita delle quote azionarie di Atap in possesso di province e comuni con l’unico obiettivo di fare cassa e mettere a bilancio la liquidità ottenuta, di allargare le prospettive, ammesso che ce ne siano altre. So benissimo della situazione finanziaria delle due province di Biella e di Vercelli, e delle difficoltà degli amministratori, ma il risultato potrebbe rivelarsi effimero e temporaneo. L’effetto che si otterrebbe, nel medio periodo, o il rischio se preferiamo, è quello che altre esperienze nazionali e internazionali avrebbero dovuto insegnarci: quello di restare senza liquidità, senza l’azienda e, con buona probabilità, senza i servizi essenziali che questa forniva. Oltre al danno occupazionale che ciò comporterebbe. Attualmente, restano alla finestra col fiato in gola in attesa della decisione politica, oltre 200 famiglie; che non è detto che siano del tutto prive di tutela, ma che sicuramente si rivelerebbero una zavorra per l’acquisizione del privato.

Quindi, l’auspicio è quello di arrivare a un sistema aziendale del tpl piemontese, non solo di quadrante, integrato tra gomma e ferro. Non credo che nessuno voglia difendere a oltranza la condizione di azienda pubblica, sarebbe sciocco e miope, e la fusione con il privato è fondamentale, ma occorre calibrare bene ogni decisione, in quanto le scelte di oggi sono strategiche per il futuro.

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