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Solidarietà No Tav a Pietro: “Contro di lui sciacallaggio giornalistico”

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“Il Gruppo  NO TAV biellese stigmatizza questo sciacallaggio giornalistico ed esprime piena solidarietà a Pietro, giovane lavoratore biellese, e a tutti gli imputati nel processo per i fatti dell’estate 2011 ed a chi ha patito l’arresto”.

Riceviamo e pubblichiamo.

In data 27 ottobre il giornale dell’Unione Industriale Biellese “Eco di Biella” ha dedicato la prima pagina (titolo cubitale a 5 colonne) ed  un articolo al processo NO TAV in corso a Torino.

L’interesse locale al processo è esclusivamente dettato dal coinvolgimento di un cittadino residente nel biellese. Della vicenda il cronista narra solo le tesi e le testimonianze dell’accusa dimenticandosi, come deontologia vorrebbe, di illustrare le osservazioni e le argomentazioni difensive dell’imputato espresse dall’avvocato nel dibattimento.

Così come la “macchina giudiziaria” ha costruito l’assioma NO TAV = Terrorismo  (successe già in passato con il Teorema Calogero), la “macchina mediatica”si adegua con una operazione di caratterizzazione degli imputati, descritti per lo più come  violenti, antisociali, ecc..

Eco di Biella si associa in questa operazione riportando elementi appresi dalla Digos di Biella (a quale titolo?) che non risultano espressi dal teste (il funzionario Claudio Chilese) o dal PM in udienza, ma che sono tratti da un “rapporto”che non è di pubblico accesso e che non è una prova a carico.

Il Gruppo  NO TAV biellese stigmatizza questo sciacallaggio giornalistico ed esprime piena solidarietà a Pietro, giovane lavoratore biellese, e a tutti gli imputati nel processo per i fatti dell’estate 2011 ed a chi ha patito l’arresto (Chiara, Niccolò, Claudio, Mattia, Lucio, Francesco e Graziano).

Una valle intera si oppone da più di 2o anni ad un’opera inutile e dannosa che comporta un enorme  sperpero di denaro pubblico. Il Tribunale dei Popoli ha recentemente riconosciuto che sono stati calpestati i diritti di chi nella valle si oppone all’opera: non vi è stata alcuna decisione democratica ma prevaricazione.

Di questa sentenza la giustizia e la stampa italiana non sanno nulla. Quello che i poteri e gli interessi forti vogliono è solo una  repressione giudiziaria, praticata con pene assurde e la richiesta di stratosferici risarcimenti economici. E’ una repressione giudiziaria che accompagna, funzionalmente, la militarizzazione del territorio, l’uso della forza praticata dal Governo.

La valle che resiste ha scelto pertanto l’unica strada possibile: la disobbedienza civile e forme di resistenza che si limitano a sporadiche azioni di sabotaggio. Strada che da sempre il Gruppo NO TAV biellese condivide e sostiene.

Gruppo No Tav Biellese

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