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Politica

La Cerruti, l’Atap e quei piccoli uomini

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“Alasinistra” di Roberto Pietrobon

Rabbia. Una sensazione fisica prima ancora che mentale o emotiva che mi assale a leggere, da una settimana, lo spettacolo indecente che la politica sta dando in merito alla vendita della nostra società di trasporto pubblico, Atap. Una rabbia che fa il paio che la situazione che stanno vivendo gli oltre 400 dipendenti della Cerruti che, tra poco, diminuiranno a poco più di 300: ennesima crisi, silenziosa, del tessile biellese.

Ai dipendenti della Cerruti i sindacati hanno proposto di tagliarsi tra il 25 e il 50% dello stipendio per evitare gli “esuberi” oppure di incrociare le dita sperando che loro non siano tra i 70 che, da fine anno, saranno messi ai margini del ciclo produttivo. Non c’è più neanche il tentativo, l’intenzione di ribellarsi, solo rassegnazione.

La rassegnazione che si può leggere nelle dichiarazioni di (quasi) tutti i sindaci locali per giustificare la vendita delle quote Atap degli enti che amministrano. “Vorremmo salvaguardare l’azienda, il servizio, il personale ma siamo in crisi, la Provincia è sull’orlo del baratro” e via di scenari apocalittici. Ecco allora che lo sfalcio o la bitumazione di una strada diventano l’alfa e l’omega dei nostri politici, l’unico orizzonte possibile che ne decreta la sopravvivenza o l’oblio.

Piccoli uomini che nel breve volgere di un anno passano da una dichiarazione al loro opposto e che, magari, ricorrono a wikipedia o a google per cercare termini altisonanti come “clausole di salvaguardia” (riferite ai posti di lavoro dei dipendenti di Atap) per pulirsi ancora una volta le coscienze.

E sperare, così, di aver mantenuto la loro effimera posizione di potere.

Intanto c’è già chi ha imbandito il tavolo in attesa di cibarsi di un servizio pubblico a condizioni di costo più che vantaggiose che, sia chiaro, non sono quelle che abbiamo letto in questi giorni ma forse meno della metà del 26 milioni di euro sbandierati.

Per questo la vicenda della vendita di Atap e i licenziamenti alla “Cerruti” alla fine non sono poi così diversi. Parlano di lavoro vivo, di quel brandello di dignità che ti permettere di mantenere te stesso e la tua famiglia, di non dover scegliere tra pomeriggi chiusi nelle sale gioco a mangiarti i quattro soldi della liquidazione o spesi al bar con un bianchino in mano.

La vicenda Atap però non è solo i posti di lavoro che si perderebbero ma anche il servizio che verrà progressivamente “razionalizzato”. Un servizio di trasporto pubblico che, dopo la crisi del tessile, era diventato un grande “scuolabus” provinciale che permetteva ai nostri ragazzi – sia a quello che vive a Rongio sia a quello che abita a Vermogno – di poter frequentare le scuole superiori a Biella e poter accedere a livelli di istruzione essenziali e, un domani, costruirsi una prospettiva degna oltre che di non relegare le nostre Valli alla completa solitudine e, quindi, all’oblio.

Chi gioca oggi su tutto questo lo fa sul futuro di un intero territorio. Provare ad impedirglielo è l’unico modo per salvare non una Provincia ma una comunità intera.

 

Roberto Pietrobon

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