Pausa Caffè
La lezione dei nonni che non si montano la testa
Pausa Caffè: ricordi che non possono né devono finire con una fotografia
BIELLA – La festa dei nonni, celebrata sabato da questo giornale con la pubblicazione di centinaia di gioiose immagini di nonni, nipoti ed intere famiglie sorridenti, mi ha fatto meditare su quanto sarebbe bello e necessario riuscire ad andare…. oltre la festa. Andare alla ricerca di significati più profondi, valori più autentici, ricordi che non possono né devono finire con una fotografia.
I bisnonni ed i nonni, sono stati e sono ancora i testimoni di epoche nelle quali assumevano grande rilievo due aspetti fondamentali: il rispetto e la consapevolezza. Il rispetto reciproco, sempre indispensabile in un contesto sociale che voglia dirsi civile e la consapevolezza dei propri limiti (ciascuno ha i propri, ad ogni livello). A casa mia, quando ero febbricitante e si attendeva la visita del medico, mamma cambiava le lenzuola del mio lettino, predisponeva gli asciugamani puliti ed una saponetta profumata. Nulla di tutto ciò era davvero indispensabile, ma era indice di rispetto, di riguardo.
Il medico “ordinava” le cure, così come l’avvocato rendeva edotti sulle leggi, il sindaco governava il paese, il meccanico aggiustava le auto ed il contadino coltivava la terra. E nessuno pensava di insegnare il mestiere all’altro. Rispetto, appunto e consapevolezza dei propri limiti. Il che non voleva dire sottomettersi o subire, ma semplicemente sapere quale fosse il proprio ruolo e sin dove poter spingere le proprie osservazioni ed anche, se necessario, il proprio dissenso.
Questo dovrebbero insegnare oggi bisnonni e nonni ai più giovani, perché l’avvento di internet ha generato un suburbio di supponenza, annegato spesso nell’ignoranza, che dà la convinzione a tutti di poter dissertare su tutto, dispensando sarcasmi gratuiti e volgarità, mettendo spesso a nudo miserie culturali e caratteriali inquietanti.
Un sano ritorno al ruolo ed ai saperi di ognuno è la più bella eredità che nonni e bisnonni potrebbero lasciare. Unitamente ad una radiosa fotografia sulle pagine de La Provincia di Biella.
Giorgio Pezzana
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