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Il Museo del Tessile per riconoscerci

Ecco “Pausa Caffè”, la rubrica settimanale di Giorgio Pezzana

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Il Museo del Tessile si farà ed avrà sede nei locali della palazzina Piacenza che attualmente ospita la Biblioteca dei Ragazzi e che traslocherà in via Pietro Micca, nell’edificio che in passato ospitò la biblioteca ed il museo civico. Tutto ciò dovrebbe accadere nel 2027. Finalmente pare potrà attuarsi un progetto inseguito da decenni e sembra destinato a concretizzarsi nel modo migliore. La palazzina Piacenza è infatti un edificio di proprietà del Comune di Biella e quindi appartiene a tutta la comunità, come è storia di tutta la comunità il lavoro nell’ambito del comparto tessile che ha coinvolto generazioni di biellesi.

Qualcuno avrebbe voluto quel museo a Cittadellarte, scordando però che quel sito è di proprietà privata ed è sorto soprattutto per celebrare un artista, Michelangelo Pistoletto, che ha favorito in quel contesto lo svilupparsi di svariate attività in qualche modo collaterali alla sua arte. Ma il museo del tessile non avrebbe potuto, in una realtà come quella biellese, essere ridotto ad un’iniziativa collaterale, poiché per i biellesi, da oltre due secoli, rappresenta una priorità assoluta. Certo, alla luce degli accadimenti degli ultimi due decenni, forse questo museo giunge con un po’ di ritardo.

A tal proposito, ricordo una conferenza stampa al lanificio Pria, un po’ di anni or sono quando, alla fine della riunione, un’anziana, elegante e gentile signora mi avvicinò, mi chiese se fossi un giornalista e mi invitò a seguirla. Mi ritrovai in un salone le cui pareti erano nascoste da mobili antichi entro i quali erano custoditi centinaia di faldoni. Alcuni di questi faldoni erano poggiati su di un grande ed altrettanto antico tavolo collocato al centro dell’enorme stanza. La signora mi indicò, in un angolo, un cartonato che riproduceva la celebre scena del film “Vacanze romane”, quella in cui i due protagonisti, Gregory Peck e Audrey Hepburn, in sella ad una Vespa, attraversavano le vie del centro della capitale. “In quel film” mi disse la mia interlocutrice “la signora Hepburn indossava un tailleur color albicocca”. Poi, sfogliando uno dei faldoni sul tavolo, mi disse, indicando un campione di stoffa “ecco, questa è la stoffa che venne usata per confezionare quel tailleur”.

Aneddoti come questo, il mondo tessile biellese, ne potrebbe documentare a centinaia. Oltre alle innumerevoli storie sulle caratteristiche produttive dell’intero comparto. Ecco perché quel museo non era e non è solo un capriccio. E’ storia di questo territorio. Una storia che finalmente potrà essere raccontata.

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