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Biella

Il carnevale che non c’è più

Ecco “Pausa Caffè”, la rubrica settimanale di Giorgio Pezzana

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“Tanto è sempre carnevale per chi non ha le spine dentro al cuore…” così cantava Caterina Caselli nel 1969, all’epoca “casco d’oro” della canzone italiana, oggi forse la più importante imprenditrice discografica del nostro Paese. E c’era del vero in quelle parole, anche se in quel caso circoscritte ad un sentimento amoroso.

In questi giorni ha preso il via il carnevale di Biella con la tradizionale consegna delle chiavi al Gipin da parte del sindaco Marzio Olivero. Un rito che si rinnova da tempo immemore e che di fatto apre il carnevale cittadino poiché la tradizionale maschera di Biella, venuta in possesso delle chiavi della città, ne diviene padrona per tutto il periodo del carnevale. Un tempo questo gesto simbolico era molto atteso poiché apriva un periodo di festeggiamenti, di balli e di fagiolate che lanciava un ponte verso la primavera, quindi la fine della stagione fredda per molti vissuta tra stenti, ansie e sacrifici. Oggi, per molti aspetti, è sempre carnevale, cioè tempo di abbondanza, pur se non mancano le spine.

La società moderna, così com’è andata via via evolvendo, ha recato un benessere senza precedenti che forse le generazioni più giovani non colgono, ma che chi ha avuto la fortuna di avere nonni nati tra la fine dell’800 ed i primi anni del ‘900 ha potuto udire nei loro racconti raccogliendo testimonianze preziose ed oggi quasi incredibili. In quelle epoche neppure troppo remote, le spine erano autentiche e profonde e, soprattutto, trafiggevano la maggior parte della popolazione. Il cibo era scarso, si moriva per una polmonite ed era ancora piuttosto diffusa la tubercolosi, i mezzi di trasporto più diffusi (anche a Biella) erano il tram o la bicicletta, mio padre e mia madre bambini ricevevano a Natale dai loro genitori, cioè dai miei nonni, due mandarini ed una manciata di noci, in inverno si mettevano i mattoni nella stufa e poi, quando erano caldi, si avvolgevano in un panno e si mettevano sotto alle coperte per scaldare il letto.

Potrei continuare a lungo con queste memorie ereditate, ma il senso di un cambiamento profondo credo sia evidente. Certo, oggi per qualcuno è sempre carnevale mentre per molti rimangono disagi, anche profondi, spesso non più traducibili in fame e freddo, ma in un diffuso mal di vivere non sempre facilmente identificabile. Oggi non c’è più il bisogno dell’abbondanza di carnevale per sfamarsi, ma quasi sempre basterebbe una mano tesa. Ecco perché la gente “sente” sempre meno il carnevale, mentre i palazzi si riempiono di solitudini.

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1 Commento

1 Commento

  1. Ardmando

    20 Febbraio 2025 at 18:03

    Che bello che il passato sia passato e che certe cose non tornino più. Il carnevale è tra queste.

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