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Demolire il monoblocco? Non è di Biella

Pausa Caffè di Giorgio Pezzana

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Biellese, alternativa alle metropoli. E’ di questi giorni la statistica secondo la quale il 42 per cento della popolazione italiana vive già oggi in piccoli comuni o borghi.

BIELLA – Dunque, secondo il sindaco di Biella, Claudio Corradino, per il vecchio monoblocco ospedaliero la sorte non potrebbe che essere quella della demolizione. E forse ha ragione. E’ da diversi anni ormai che Biella è alla ricerca di una soluzione che consenta l’utilizzo di quello stabile, ma al di là di qualche congettura, un progetto vero e proprio non è mai stato neppure tentato.

E, nel frattempo, il vecchio monoblocco, oltre che spettrale luogo di ricordi e nostalgie, è diventato anche ricettacolo di disperati e senza tetto. L’abbattimento auspicato da Corradino deve però tener conto di alcuni aspetti dei quali certamente l’amministrazione di palazzo Oropa è al corrente.

Uno su tutti: la struttura non appartiene alla città di Biella, ma alla Regione Piemonte, che aveva inserito quell’edificio nel bilancio di previsione per la realizzazione del nuovo ospedale in località il Fontanone di Ponderano. In altri termini e se la memoria non m’inganna, il monoblocco che s’intendeva porre in vendita, era stato valutato circa 20 miliardi delle vecchie lire, quindi intorno ai 10 milioni degli attuali euro. Cifra da considerarsi un anticipo da parte della Regione che avrebbe dovuto integrare e rendere possibile la realizzazione del nuovo nosocomio ultimato alla fine del 2014.

Ora, ritenendo consigliabile l’abbattimento del monoblocco, chi rimborserebbe quella somma alla Regione? Chi si farebbe carico delle spese di abbattimento e relativo sgombero macerie? Occorrerà poi prestare molta attenzione anche al fatto che in prossimità del monoblocco vi sono altre strutture, sempre facenti parte del vecchio ospedale, che ben difficilmente potranno subire la stessa sorte per una questione di vincoli architettonici (che per altro aleggiavano anche sul monoblocco). Quindi, se demolizione sarà, si tratterà di un intervento “chirurgico” atto a preservare le costruzioni limitrofe.

Con i relativi costi. C’è poi un ulteriore aspetto, più marginale, ma non trascurabile. Se si procederà all’abbattimento del vecchio ospedale, l’operazione dovrebbe essere finanziata comunque con denaro pubblico. Non vorrei che per il principio transitivo la stessa procedura possa poi essere estesa alle rovine industriali di via Carso. Perché quei vecchi fabbricati, per quanto abbandonati, sono di proprietà privata; oggi risultano esteticamente mostruosi e strutturalmente pericolanti. E non mi si parli di archeologia industriale, perchè quelli sono ruderi svuotati di ogni contenuto. Però, al contrario del monoblocco, ad occuparsi di quegli edifici dovrebbe essere chi ne è proprietario o i suoi eredi che a questo punto l’amministrazione comunale dovrebbe esortare ad intervenire, vista la prolungata fatiscenza di quelle vecchie fabbriche alle porte della città.

 

Giorgio Pezzana

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