Opinioni
Il riscatto di Elion, “clandestino” divenuto chef a Biella
Pensieri e Parole: per pagare il viaggio sua zia vendette la casa. Oggi lui gestisce il ristorante del Circolo Sociale
BIELLA – Da Durazzo a Brindisi su un peschereccio con altri 10 giovani. Siamo nel 1999 e l’Albania è in piena crisi economica con la guerra in Kosovo che avanza. Elion non ha ancora compiuto 17 anni e, come tanti suoi connazionali, scappa sperando di trovare l’Eldorado in Italia. I soldi del viaggio, costato 2 milioni di lire, sono stati dati da una zia che ha venduto una casa. Elion sbarca in Italia con in tasca 200 mila lire ed inizia a correre. Quella corsa durerà parecchi anni.
Inizialmente si appoggia ad un cugino che vive nel Lodigiano, cerca un lavoro, anche se non sa una parola di italiano. Bussa a decine di porte dicendo “ceco lavoro”, tuttavia per due mesi non ottiene nulla. La tentazione di gettare la spugna è grande; il padre però dall’Albania gli manda un numero di un impresario. Va a Mantova, inizia a fare il muratore, ma l’illusione dura poco; la moglie del titolare, che lo ospita, rientra all’improvviso dall’estero e per lui non c’è più posto in casa. Elion dormirebbe anche in garage, ma il proprietario non accetta, è troppo rischioso e lo manda via.
Un’altra telefonata da un amico, è la volta di Cossato. Scende alla stazione di Novara per il cambio, vede la polizia che fa controlli, nel timore di essere fermato e rimpatriato getta nella spazzatura lo zaino, con i pochi vestiti che aveva, e si mischia con i tanti studenti presenti. Approda nel Biellese, dove si guadagna da vivere facendo intonaci, diventando un ottimo artigiano (30 mq al giorno). Si trasferisce a Candelo, in un appartamento per tre si vive in quattro per pagare di meno. Si entra dalla finestra per non farsi vedere dal padrone di casa ed, essendo il più giovane, cucina e pulisce per tutti.
La svolta arriva al Melting Pot. Mentre è impegnato nei lavori di muratura, si offre di far funzionare la macchina del caffè che nessuno sa ancora usare. Aveva imparato a fare caffè in Albania, per cui i titolari rimangono sorpresi e gli propongono di lavorare al bancone del bar, integrando il lavoro diurno con i turni serali. Il ragazzo ha voglia di imparare, è sveglio e gli chiedono di decidere se rimanere al bancone o trasferirsi in cucina. Opta per i fornelli, intuendo che avrà maggiori opportunità. Dopo un anno e mezzo gli viene proposto di gestire la cucina del locale.
Nonostante Elion sia bravo, non se la sente ancora. Si iscrive alla scuola alberghiera di Gattinara e, durante gli studi, lavora come aiuto chef nello stesso locale. Dopo qualche anno assume la gestione della cucina, con una media di 300 pasti al giorno. Per poter apportare novità, ha l’idea di reclutare aiuto cuochi con esperienze sempre variegate: dall’estero, dalle navi.
Nel 2008 gestisce l’Antico Vicoletto e nel 2011 va nelle Langhe, in un agriturismo che in 5 anni passa da 300.000 euro a quasi 2 milioni di fatturato. Elion a questo punto è lanciato; tra i 2500 aspiranti, è tra i 16 selezionati per entrare all’Accademia Gualtiero Marchesi di Milano. Siamo nell’Olimpo della cucina, dove conosce molti degli chef che oggi vediamo in televisione.
Nel 2016 viene chiamato da Maurilio Garola per il rinomato e stellato “La ciau del Tornavento” nell’alta Langa, come sous chef per tre anni, poi al Campamac di Barbaresco e nel 2018 Maurilio lo manda ad aprire la fiera del tartufo di Alba.
I livelli sono altissimi, ma l’impegno orario è di circa 16 / 17 ore al giorno, troppe per potersi dedicare anche alla famiglia.
Coglie l’opportunità offerta da Simone Mainardi, allora presidente del Circolo Sociale di Biella, di gestire il ristorante. Arriva il Covid a complicargli la vita, ma oggi apporta tutta la sua esperienza nella cura a 360 ° della cucina con la passione di sempre. Prosegue nelle tradizioni culinarie langarole e non solo, prepara pasta, pane, grissini e dolci. E’ stimato e ben voluto.
Quando pensi che sia finita, è proprio allora che comincia la salita. Non è una canzone di Venditti, ma una storia vera. Una storia di immigrazione, di integrazione lenta guadagnata con la forza dell’impegno e della volontà.
Vittorio Barazzotto
Vittorio Barazzotto
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Roberto Ramella
6 Marzo 2023 at 10:04
E una storia meravigliosa di una persona stupenda