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“Diamo la cittadinanza onoraria anche a Pierino Delpiano”
La lettera inviata ieri – prima del consiglio comunale – da Andrea Cavallo, del gruppo di ricerca storica “L’altra verità”

La lettera inviata ieri – prima del consiglio comunale – da Andrea Cavallo, del gruppo di ricerca storica “L’altra verità”. Riceviamo e pubblichiamo.
Egregio Direttore,
apprendiamo dalle cronache che nel consiglio comunale di oggi si discuterà di cittadinanze onorarie: revocare quella a Benito Mussolini e concederla a Giacomo Matteotti e Iside Viana, martiri del Fascismo e della Resistenza. Premettendo che troviamo piuttosto curioso che persone ormai defunte possano essere oggetto di cittadinanza — forse sarebbe più opportuno parlare di riconoscimenti postumi — desideriamo comunque entrare nel dibattito, suggerendo a nostra volta il nome di un cittadino biellese che riteniamo meritevole del titolo di cittadino onorario di Biella: Pierino Delpiano. Delpiano nacque a Zumaglia il 23 giugno 1900. Fu allievo dei Fratelli delle Scuole Cristiane, si iscrisse all’ASCI (Associazione Scautistica Cattolica Italiana) e crebbe con un’educazione cattolica e interventista. Partecipò all’ultima leva della Prima guerra mondiale; promosso caporale, fu ferito sul Monte Grappa. Al termine del conflitto venne insignito della croce d’oro al merito per i servizi resi alla patria. Lo ritroviamo a studiare a Torino, presso l’istituto Sommeiller, quando il 3 dicembre 1919 si verifica uno dei numerosi scioperi che sconvolsero l’Italia durante il cosiddetto “Biennio Rosso”. A infiammare gli animi c’è Antonio Gramsci, che predica la rivoluzione e promuove ideali antimilitaristi e anticlericali. Alcuni manifestanti, nei pressi della stazione di Porta Nuova, intercettano due ufficiali italiani e li inseguono; i soldati trovano rifugio presso il vicino istituto Sommeiller, che viene assediato dagli scioperanti. In quei momenti concitati, un manifestante vede Pierino Delpiano e lo apostrofa: “Ora i padroni siamo noi, non gridate più ‘Viva l’Italia’”. Delpiano, probabilmente ignaro di quanto si fosse ormai radicalizzato il furore ideologico di quella che Pella avrebbe poi definito la “teppa bolscevica”, risponde: “Non è un delitto gridare ‘Viva l’Italia’”. Queste parole furono sufficienti a decretarne la condanna a morte. Delpiano venne immobilizzato e freddato; approfittando della confusione, l’assassino riuscì a fuggire e a far perdere le proprie tracce. Alle sue esequie parteciparono dalle 50.000 alle 100.000 persone. A nome del Partito Popolare intervenne Gaetano De Sanctis, e parole toccanti furono spese da Giuseppe Pella, suo compagno di scuola e futuro Presidente del Consiglio, che sul giornale studentesco La Bandiera scrisse che il suo sacrificio non sarebbe stato vano. A Biella gli fu inizialmente dedicata una via, che nel secondo dopoguerra divenne Via Don Minzoni, probabilmente a causa di un equivoco da parte degli amministratori del tempo, che lo scambiarono per un uomo legato al Fascismo — cosa ovviamente impossibile, non solo per la sua formazione ideologica, ma anche perché il Fascismo non era ancora nato. È un peccato che oggi non vi sia più memoria di questo giovane patriota morto ingiustamente. Per questo chiediamo all’amministrazione comunale, qualora si procedesse all’attribuzione di nuove cittadinanze onorarie, di considerare anche lui: Pierino Delpiano.
Andrea Cavallo,
gruppo di ricerca storica “L’altra verità”
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Ardmando
30 Aprile 2025 at 12:33
Diamo la cittadinanza onoraria anche a Fra Dolcino o magari a Giulio Cesare o a qualsiasi altro personaggio storico. Chissà come mai quando era la sinistra a governare NESSUNO di loro ha mai proposto nulla di tutto ciò, incluso togliere la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini. Io propongo Ronald Reagan come cittadino onorario di Biella.