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“Cittadinanza onoraria a Mussolini? 723 cittadini inascoltati”
La reazione del comitato “M come Matteotti” alla notizia della bocciatura delle due mozioni sulla cittadinanza onoraria

La reazione del comitato “M come Matteotti” alla notizia della bocciatura delle due mozioni sulla cittadinanza onoraria presentate sulla base della sua raccolta firme. Riceviamo e pubblichiamo. Nella foto, il parlamentare Giacomo Matteotti, ucciso dai fascisti.
723 volte diciamo “Biella è Antifascista”
723 cittadine e cittadini inascoltate e inascoltati
723 firme raccolte. In pochi giorni. Sono firme di persone di ogni età, orientamento e provenienza. Sono una voce corale, chiara, forte, civile, che chiedeva una cosa semplice: revocare la cittadinanza onoraria di Biella concessa a Benito Mussolini. Un atto simbolico, sì, ma non per questo privo di senso. Anzi: carico di senso storico, morale e istituzionale.
Ieri in Consiglio comunale è stato detto a 723 cittadine e cittadini che “non ha senso”: ma cosa non ha senso? Togliere un’onorificenza a chi ha distrutto la democrazia, abolito i partiti, ammazzato, torturato e incarcerato gli oppositori, censurato la stampa, firmato le leggi razziali, portato l’Italia in guerra e al disastro? Se non ha senso oggi, quando dovrebbe averne?
Ci è stato detto che “i commenti sui social dimostrano che non è un tema importante”. Da quando le reazioni sui social sono diventate il termometro della rilevanza di una questione storica e civile? Da quando il rumore di chi minimizza conta più della voce di chi riflette?
Ci è stato detto che “siamo tutti e tutte antifasciste, ma la mozione è divisiva”. Ma allora cosa vuol dire essere antifascisti, se non si ha il coraggio di compiere nemmeno un gesto simbolico per ribadire quella scelta? È divisivo ricordare ciò che ci dovrebbe unire?
No, la lezione che ci è stata impartita dalla maggioranza che governa Biella è che è più comodo rifugiarsi nell’ambiguità per non scontentare nessuno.
La politica ancella dell’ipocrisia.
In nessuno degli interventi della maggioranza di destra si è tenuto conto di un fatto semplice, ma fondamentale: questa non era una mozione di partito. Era la voce di un comitato di cittadine e cittadini liberi, che si sono organizzati dal basso per portare in consiglio comunale una richiesta limpida, democratica e civile. Ignorare questa voce non è solo una scelta politica: è un errore culturale e istituzionale.
È un insulto e come tale va trattato.
La seconda mozione, quella che chiedeva di conferire la cittadinanza onoraria a Giacomo Matteotti e a Iside Viana, è stata discussa con fretta e con sufficienza, come se non meritasse attenzione, come se fosse solo un fastidio da archiviare in fretta. Eppure non ci sembrava di chiedere nulla di scandaloso: solo di onorare due figure che hanno rappresentato la resistenza alla violenza fascista e la dignità democratica.
Il modo in cui sono state trattate le due mozioni dice molto. Sembra quasi che la maggioranza si sia sentita molto più toccata dal nostro voler togliere la cittadinanza a Mussolini che dal nostro volerla conferire a Matteotti e a Iside Viana.
La verità è che queste mozioni sono state respinte non perché fossero sbagliate, ma perché sono scomode. Perché costringono a prendere posizione. Perché mettono a nudo l’incoerenza di chi a parole si dice antifascista, ma nei fatti preferisce girarsi dall’altra parte. Un tempo questo comportamento era definito “collaborazionismo”.
Noi non ci giriamo dall’altra parte. Non siamo soli.
Siamo 723 firme. 723 storie. 723 persone che credono che la memoria sia una responsabilità, non un fardello. Che la decenza democratica venga prima del calcolo politico. Che l’antifascismo non sia una posa, ma una pratica quotidiana.
Siamo 723 e continueremo a crescere e a farci sentire.
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Ardmando
30 Aprile 2025 at 12:29
723 volte diciamo “CHISSENEFREGA!”