BiellaIl Dardo
Elezioni di quartiere, un’occasione persa
La nuova versione de “Il Dardo”, la rubrica di Guido Dellarovere

Sul fronte della partecipazione, l’affluenza si è fermata al 9,72% degli aventi diritto. Un dato che mostra una generale disaffezione verso l’istituto dei consigli di quartiere, ma che al tempo stesso rivela come in molti casi la competizione non si sia svolta su base genuinamente civica o territoriale, bensì come proiezione delle logiche politiche tradizionali.
La Lega, promotrice del ritorno dei quartieri come strumento di decentramento e cittadinanza attiva, aveva dichiarato di non voler “politicizzare” la tornata, auspicando la nascita di liste realmente indipendenti. Eppure, alcune liste sono comparse con simboli riconducibili al centrodestra, come “Identità e Territorio” nei quartieri Centro, San Paolo e Chiavazza, mentre altre, pur presentandosi come civiche, includevano candidati già noti nella politica comunale.
Ancora più significativo è il fatto che diversi esponenti della Lega o figure a essa vicine abbiano scelto di non presentarsi con “Identità e territorio”, preferendo inserirsi in liste civiche o “aperte” di quartiere, come avvenuto a Villaggio Lamarmora e in Valle Oropa. Questo doppio binario da un lato liste dichiaratamente di centrodestra, dall’altro una presenza mimetizzata nelle civiche crea inevitabile confusione sull’identità politica dei nuovi consigli e indebolisce la credibilità dell’intero progetto come strumento di partecipazione dal basso.
Le conseguenze di questa “messa in scena” politica sono evidenti: si diluisce la fiducia nella dimensione civica, perché i cittadini non percepiscono i consigli come autentici spazi di rappresentanza territoriale, ma come estensioni dei partiti. Si erode il pluralismo reale, perché liste apparentemente civiche ma politicamente orientate ostacolano un confronto autentico tra sensibilità diverse, favorendo piuttosto rivalità interne alla stessa area politica. Si riduce la trasparenza per gli elettori, che faticano a distinguere iniziative realmente di quartiere da candidati portatori di schieramenti precisi. Infine, tutto ciò alimenta disinteresse: la scarsa partecipazione è anche il riflesso del sospetto che dietro molte liste vi siano logiche di potere già note.
Quale democrazia partecipativa emerge, dunque? Il ritorno dei consigli era stato presentato come un’occasione per avvicinare i cittadini alla gestione del territorio. Tuttavia, la compresenza più o meno esplicita di esponenti politici in varie liste, insieme a civiche dai contorni politici poco chiari, rischia di trasformare lo strumento in una semplice estensione delle dinamiche di potere cittadine, anziché in un vero canale di partecipazione autonoma.
L’esperimento rischia così di essere un’occasione mancata. Sarebbero stati necessari una netta separazione tra partiti e liste di quartiere, maggiore trasparenza sugli allineamenti politici e un impegno reale nel costruire rappresentanze autenticamente radicate nelle comunità.
In conclusione, il fatto che la Lega pur promotrice del progetto abbia partecipato sia con liste politiche sia con liste civiche o miste mostra come i consigli di quartiere possano facilmente diventare una simulazione di democrazia partecipativa, più che un vero strumento di responsabilizzazione civica. Perché recuperino senso occorrono trasparenza, indipendenza e la consapevolezza che i quartieri siano prima di tutto comunità reali da ascoltare. Senza queste condizioni, la bassa affluenza rischia di diventare cronica e i consigli di trasformarsi in semplici vetrine politiche.
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steap63
8 Dicembre 2025 at 10:53
La gente ne ha le scatole piene di politica a qualsiasi livello…. dovrebbero essere i politici a avvicinarsi e provvedere alle esigenze del territorio e dei cittadini, non i cittadini a avvicinarsi alla gestione del territorio. Poi per come è gestito…..altro che avvicinarsi…. si allontaneranno sempre di più.
Arnoldo
8 Dicembre 2025 at 12:11
la lega vuole infiltrarsi dappertutto e una scemata votarli , cambiano idea ogni giorno pur di prendere voti sono allo sbando e prima o poi andranno a sbattere o a battere vestiti da donna per prendere voti e poltrone