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Di parchi ce ne sono già tanti

La nuova versione de “Il Dardo”, la rubrica curata da Guido Dellarovere

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E’ notizia di questi giorni la prossima abolizione del “Parco dei cinque laghi”, sulle colline dell’eporediese, recentemente istituito dalla precedente amministrazione regionale. Fortunatamente, mi permetto di aggiungere, dopo anni di colonialismo ambientalista sui territori piemontesi, in Regione è stato depositato un testo in cui si chiede la soppressione del nuovo Parco.

La notizia è una bella novità perché toglierebbe l’ennesimo vincolo a un territorio e porta a fare un ragionamento complessivo che in parte tocca anche il biellese.

Dagli anni ‘70 ad oggi c’è stata una corsa filoambientalista nel voler creare a tutti i costi il maggior numero di aree protette, o parchi che dir si voglia, con un dispendio importante di risorse economiche per creare questi soggetti giuridici, poi è arrivata l’amministrazione di turno che ha voluto ridurre i costi e ha unito parchi, parchini e parchetti, in realtà spesso poco omogenei, ma più grandi.

Ricordo che a capo di queste istituzioni ci sono soggetti che percepiscono un importante stipendio alla faccia del loro amore e affetto verso l’ambiente.

Tutte queste mie considerazioni non troppo positive sull’esistenza dei parchi in Piemonte nascono dal fatto che in questi ultimi decenni la creazione di questi enti non ha portato grandi miglioramenti alla qualità della vita dei cittadini che vivono in queste aree.

Ricordo che per una minima iniziativa edilizia su detti siti è necessaria anche un’ulteriore approvazione dell’Ente Parco, con costi e tempi di attesa, e questo costo aggiuntivo non viene rimborsato al cittadino in alcun modo.

Mi sento di dire che la maggior parte di questi parchi è inutile perché, oltretutto, in questi siti si riproducono senza controllo tutte quelle specie di animali selvatici che poi vanno a creare importanti danni all’agricoltura sui territori confinanti.

Sarebbe meglio, quindi, piuttosto, puntare alla valorizzazione dei parchi piemontesi che già ci sono, come quello del Gran Paradiso, che fatica a livello di merchandising e promozione senza offrire servizi concretamente migliorativi per la vita dei cittadini.

Insomma, in questo particolare periodo storico in cui la politica, ad ogni piè sospinto, continua in maniera forte e ridondante a sottolineare la necessità di puntare alla riduzione della burocrazia per semplificare la fruizione dei servizi da parte dell’utente, viene da chiedersi perché nessuno voglia mettere mano a questi “cimiteri degli elefanti” che inesorabilmente vengono lasciati a loro stessi senza attuare una vera politica di rilancio.

In ultimo credo che sarebbe doveroso lasciare la gestione di questi enti non per forza solo nelle mani delle solite figure istituzionali e associativistiche ambientaliste perché, come le associazioni ambientaliste siedono nei comitati di gestione di ATC e CA (enti che gestiscono la caccia sul territorio venabile in Piemonte) sarebbe doveroso e auspicabile che la politica valutasse la presenza all’interno dei comitati di gestione dei Parchi anche dei rappresentanti delle associazioni venatorie perché, diciamocelo, chi all’interno delle aree protette spara ai cinghiali alla fine sono sempre i cacciatori.

Le premesse per un positivo cambiamento di passo da parte della politica piemontese ci sono, restiamo in attesa di vedere se verrà attuato.

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