Gli Sbiellati
Vecchio ospedale, abbattiamo quel rudere
E’ desolatamente vuoto di vita, ancora dentro la città
Vecchio ospedale, abbattiamo quel rudere
Vecchio ospedale, abbattiamo quel rudere
BIELLA – Neanche un anno e ci risiamo. A scrivere delle cose stesse ma più che altro delle stesse cose, con meno filosofia e più pragmatismo, che è giunta l’ora di averne abbastanza. Letterariamente indecisi tra una noia moraviana e una nausea sartriana, ci stiamo avvicinando sempre più all’indifferenza dello scrittore italiano. Per prosaica che sia, più che letteraria.
Da dieci anni abbiamo un ospedale nuovo e paradossalmente pieno di vita, steso lì appena fuori la città. Ne abbiamo un altro vecchio e neanche più malato, ma già morto. E desolatamente vuoto di vita, ancora dentro la città, costretto nella visione periferica di chiunque ci passi attorno.
Chissà, magari tra duemila anni frotte di turisti lo visiteranno come ora visitiamo altri ruderi. Però noi siamo qui e ora. Potremmo sì spingerci a immaginare le cose fino alla generazione successiva, ma la politica d’attualità pare priva di immaginifiche risorse, impegnata com’è a immaginarsi propagande elettorali non appena l’odor di elezioni intanfa l’aria.
Il teatrino della commedia stantia
Allora perché non tornare a farci su parole, fingendo interesse e competenza. Inventiamoci una propaganda a costo zero che ci permetta, senza smuoverci dall’ufficio, di conferenziare con le ingenuità dei presenti, portatori d’interesse e si spera anche di voti, a favore di qualche pagina di giornale locale. Montiamo il teatrino della commedia stantia, da smontare poi la prossima estate comunque vada.
Cinque anni sono passati in fretta da quando chi si professava risolutore, qui in Città e là in Regione, iniziò a governare certe faccende italiane ben poco governabili. Eppure, nonostante il nulla e qualche sforzo, mostra ancora residua risolutezza. Con l’evidenza d’essere fuori luogo, praticamente nello spazio siderale del desiderio, del sogno infranto dalla realtà oggettiva. Perché questa esiste, altroché se esiste. Per farne qualcosa, qualsiasi cosa, di quel rudere d’ospedale che ci è rimasto, ci vogliono i soldi e non le idee. Di quelle ne abbiamo a bizzeffe, se scendiamo nel bar sotto casa.
Il concorso d’idee
Già una decina d’anni fa un’amministrazione spese i nostri soldini per un concorso d’idee diretto a professionisti. Furono 28 gli studi prodotti, alcuni più suggestivi di altri, ma nemmeno un investitore. Perché quello necessita alle idee: qualcuno che gli metta le gambe e che poi se ne occupi in futuro. Investimento e gestione, insomma. Due elementi di cui il settore pubblico pare non disporre.
C’è già un angolo di Biella dimenticato dalle amministrazioni comunali che sono seguite a chi l’ha progettato: via Scaglia e il suo progetto d’ospitare l’imprenditoria giovanile (il termine “startup” non era ancora assurto a intercalare modaiolo). Langue solitario con le botteghe chiuse, mentre avrebbe dovuto rianimare il centro e il quartiere di Riva.
In ogni caso, risoluti più che risolutori, apriamo il recinto delle banalità e liberiamo le buone intenzioni di cui sono buoni tutti: «Il tempo delle parole è finito, occorre passare ai fatti!». Certo che queste, pronunciate da un’assessora regionale a fine mandato, fanno persino sorridere. Almeno finché non capiamo quanta malafede o buonafede rappresentino. A questo proposito può definirsi esilarante il battibecco, tutto interno allo stesso partito, tra lei e un altro consigliere regionale locale. Probabile che a forza di comiziare con il rosario in mano, qualche discepolo abbia poi travisato il significato di “non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra”. Ancor più probabile che rivaleggino per far bella mostra di sé e basta, senz’altro fine.
Baccelierato internazionale
«Dobbiamo concentrarci sui giovani» è l’altra perla di saggezza dispensata con la solita risolutezza. Per mostrare che si pensa in grande, s’introducono anche termini alieni come il baccelierato internazionale, giusto per duplicare Cittàstudi e aprire nuove scuole in un momento in cui, a Biella, se ne chiudono altre per manifesta denatalità. Sommando tutto agli immancabili coworking e alle attività di ristorazione. Si deve pur mangiare.
Spunta anche un riferimento ai “nomadi digitali”: «Biella ha tutte le caratteristiche per essere attrattiva in questo senso», afferma l’assessora. Forse era meglio, prima, leggersi il secondo rapporto sul nomadismo digitale in Italia, dove, oltre ad affermare che la loro età media è 40 anni, si sostiene che: “L’Italia risulta una destinazione attraente agli occhi dei remote worker e i nomadi digitali: il 43% degli intervistati sceglierebbe il Sud Italia e le Isole come destinazione privilegiata, il 14% una destinazione del Centro Italia e solo il 10% il Nord Italia.”
E Biella, si sa, è un’isola… felice.
Finiamola qui e facciamoci un regalo: troviamo i soldi per farlo e abbattiamolo, questo rudere.
Lele Ghisio
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Pier Giovanni Malanotte
6 Febbraio 2024 at 9:30
parafrasando : eppur non si muove
Sonia ganz
6 Febbraio 2024 at 12:04
che tristezza dare voce a chi praticamente dice : spendiamo altre milionate x abbatterlo, mentre si doveva usate subito x alloggi popolari a redditi minimi o zero, ogni stanza un alloggio, sarebbe costato poco , e si sarebbero tolti tutti i disperati dall’ esselunga, sotto si poteva fare mensa,lavanderia, salone con tv ecc, biliardo ecc ecc, e il bello e’ che la mia idea e’ semplice e utile, io, persona modestissima….
Sonia ganz
6 Febbraio 2024 at 12:07
deve restare li’ a mostrare la vergogna dei politici e amministratori biellesi, deve restare li’/// per scopi utili non vogliono usarlo xche’ odiano i poveri e gli emarginati, e non vogliono dargli nessun aiuto
Ardmando
6 Febbraio 2024 at 16:57
Ma di cosa stiamo parlando? Sono MESI che ripeto che quell’orrore inguardabile, marcio e decadente deve essere ABBATTUTO. Ma chi volete che spenda milioni di euro per acquisire un enorme orrore edilizio vecchio e fatiscente e poi debba investirne almeno il triplo (e facciamo anche il quintuplo) per riqualificarlo… per farci cosa esattamente? Edilizia popolare? Nel cuore di Biella per trasformarlo da luogo di degenza a luogo di decadenza? Ma siamo seri? Va raso al suolo e al suo posto se volete fare qualcosa di bello, fateci un parco pieno di verde, o trasformatelo in un parcheggio che a Biella i parcheggi non bastano mai. Invece resterà li, come qualsiasi altro rudere cittadino o qualsiasi altra degradata o casa del degrado (e me ne vengono in mente parecchi di luoghi a Biella con queste caratteristiche). Fra qualche anno inizierà a collassare su se stesso, l’amministrazione di turno dovrà correre ai ripari transennando le aree circostanti, le infiltrazioni di acqua diventeranno sempre più frequenti e alla fine sarà il tempo che farà quallo che gli Uomini non hanno il coraggio di fare: lo abbatterà. E sarà un gran giorno.