BiellaEventi & Cultura
Pietruccio Montalbetti: l’anima dei Dik Dik racconta la sua vita
«La musica mi ha dato tutto. Ma ho anche avuto delusioni, soprattutto da Mogol e Lucio Battisti»

Pietruccio Montalbetti: l’anima dei Dik Dik racconta la sua vita. Il pubblico delle grandi occasioni era presente all’Auditorium di Città Studi per assistere al “Concerto di gala” della Banda Verdi Città di Biella. Evento promosso dall’omonima società musicale in collaborazione con L’associazione Musica viva vera.
Per l’occasione è salito sul palco un ospite d’onore: Pietruccio Montalbetti, anima, fondatore e voce dei Dik Dik.
Al termine della serata, il padre di “Primo giorno di primavera”, “L’isola di Wight”, “Senza luce” e molti altri capolavori discografici si è aperto e ha parlato a 360 gradi.
Pietruccio Montalbetti: l’anima dei Dik Dik racconta la sua vita
Prima di arrivare ai suoi successi, partiamo da un’angolazione più lontana. Nel libro “La musica è cambiata”, l’autrice scrive che i ragazzi di oggi, tra i 20 e i 25 anni non conoscono né Celentano né Morandi. I gusti non si discutono, ma se questo è vero, si allargano le possibilità che ai giovani d’oggi venga venduta musica “spiccia”, per non dire brutta. È così o no?
La cosa è più complessa. Io non sono uno che critica questa nuova musica. Ma dico che tra qualche secolo gente come i Beatles, o in Italia Celentano, ad esempio, verranno ricordati anche dai giovani. C’è poi un altro genere di musica nata tra il 1600 e il 1800, Bach, Beethoven, Mozart, che si ricorderà per sempre. Io non mi sento di criticare la musica d’oggi, penso soltanto che sia il frutto di una società in declino. Non ci penso nemmeno, vivo la mia vita in modo tranquillo grazie a mia moglie che mi ha aiutato molto ad evolvermi.
Il senso della sua vita qual è?
È un discorso ampio. Nella mia vita ho avuto una bella eredità genetica, mia nonna è morta a 104 anni, come mia mamma. Dal canto mio non ho mai fumato, mai assunto droghe, ho sempre fatto attività fisica. E come ho già spiegato più volte, poi, ho realizzato il mio vero sogno, oltre alla carriera musicale: quello di fare l’esploratore. Ho girato il mondo e capito che dove c’è il denaro c’è la corruzione. Ho vissuto con gli Indios dell’Amazzonia e ho capito che loro sono molto più genuini di noi. Viviamo in una società molto, molto difficile. Ma io sono felice di quello che sto facendo, che continuo a fare e mi gratifica molto. Perché è veramente una cosa molto divertente avere un’orchestra sinfonica che suona le nostre canzoni e un pubblico che ti guarda con affetto.
La reputo una persona versatile e molto sincera, ci può dire qual è il suo pensiero su Mogol?
Io ho avuto un cattivo rapporto con Mogol, non penso sia una bella persona umanamente. Se Lucio Battisti avesse lavorato con Bigazzi o chiunque altro, secondo me avrebbe avuto lo stesso successo. Penso siano la musica e la musicalità di un brano che ti ricordi, non il testo di per sé. Mogol è stato bravo, ma io con lui non ho mai avuto un buon rapporto. Tra l’altro ora come ora sta andando in giro con un personaggio che finge di essere Battisti, ma è solo una copia.
Di solito si parla bene delle persone che non ci sono più, ma lei in una vecchia intervista aveva confidato che Battisti nei suoi confronti è stato egoista. E per quanto riguarda sua mamma, anche un ingrato, è così o no?
Un po’ sì, soprattutto perché noi lo abbiamo aiutato molto agli inizi della sua carriera, mia mamma in particolare. Inizialmente eravamo molto in empatia, anche musicalmente parlando. Tra l’altro mio fratello Cesare, detto “Monti” che purtroppo non c’è più, era stato l’autore di alcune delle sue copertine. C’è stato un momento, poi, in cui eravamo in difficoltà e avevo chiesto a Lucio, che ormai era diventato una star se poteva fare una canzone per noi. Lui ha rifiutato, dimostrandosi un un ingrato. Ho avuto un buon rapporto con lui per tanti anni, ma poi si è sposato. Purtroppo mi sono reso conto che molta gente appena riscuote successo si monta la testa. Non ce n’è alcun bisogno reale. Io ad esempio quando sono sul palco mi comporto come una popstar, ma appena scendo sono una persona come le altre con gli stessi bisogni fisiologici di tutti.
Qui la luce non si spegne mai, per quale motivo questa luce rimane così accesa?
Bisogna sempre avere dei progetti nella vita, tra qualche giorno compirò 84 anni e continuo ad averne. Penso sia questo il segreto per invecchiare bene, è sbagliato arrendersi. Faccio teatro, ho scritto diversi libri, sono molto curioso, leggo di astronomia, filosofia. Il nostro cervello è costituito da 80 miliardi di neuroni e 175 miliardi di sinapsi. Non si può di certo ringiovanire, ma si può rallentare il dispendio di sinapsi che porta all’invecchiamento. Confesso che mi piace ancora stare sul palco.
In una sua intervista ha affermato che a volte si sente più esploratore che cantante, è vero?
Fin da bambino sognavo di fare l’esploratore. Sono nato e cresciuto in un quartiere di Milano che era come una sorta di paese, una realtà dove ci si conosceva tutti quanti. Mia madre mi raccontava che quando avevo sette anni, alcune mamme le dissero che stavo correndo, stavo andando via. Lei mi rincorse e quando mi chiese dove stessi andando le risposi che volevo vedere il mondo. Ho sempre sognato di viaggiare. Sono stato in Perù, in Senegal, Bolivia, India, in Africa e nel Sahara. Mi ha appagato molto viaggiare.
Le radio private propongono spesso musica inglese, americana. Spopolando il “rap” e la “trap”: cosa ne pensa?
Io non critico assolutamente le nuove generazioni. Quando ero ragazzo ascoltavo la musica di Radio Luxembourg. Perché non credo esista una musica italiana tradizionale, se non quella operistica e quella napoletana. In America c’è stata una fusione tra il country, che arrivava dall’Irlanda, e la musica “nera” che ha fatto nascere il rock’n’roll. Il rap e la trap penso siano in parte l’espressione di una società che sta andando a rotoli, non so quanto dureranno effettivamente come fenomeno.
Che ruolo ha avuto l’amore verso sua moglie nella sua carriera?
Sono stato molto fortunato. Mia moglie è una psicoanalista e mi ha aiutato a entrare nel mondo della cultura. Ha pazientemente sopportato i miei viaggi in solidarietà, la devo ringraziare perché è veramente una donna eccezionale.
Dove sta andando la musica italiana? Dove sta andando il mondo?
Il mondo sta andando a rotoli e la musica è l’espressione negativa di ciò. Il rap dal mio punto di vista è l’espressione di una sottocultura.
Se Lucio ci stesse ascoltando, cosa vorrebbe dirgli?
Gli direi con un pizzico di nostalgia: caro Lucio, siamo messi male, a molto male in tutti i sensi, dal punto di vista sociale, politico e musicale.
LEGGI ANCHE: Radiobiella, gli anni d’oro in Fm raccontati dai protagonisti – VIDEO
Continua a leggere le notizie de La Provincia di Biella e segui la nostra pagina Facebook
