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Economia

Senza ingenti aiuti per le aziende sarebbe un disastro

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Il mondo del tessile biellese guarda con sempre maggiore preoccupazione alla crisi mondiale dovuta al “Corona-virus” e ai provvedimenti del governo per il ritorno alla normalità.
«Qualsiasi azienda commerciale paga grazie agli incassi del mese precedente. Se tutto si ferma per due o tre mesi è facile capire quali siano le conseguenze. Vale per noi, ma credo per tutti». Parola di Alberto Angelico, responsabile della rete vendite del marchio Angelico.
Anche il fratello Massimo, però, dell’omonimo lanificio di famiglia, a Ronco, non ci gira intorno: «Stiamo smaltendo ferie e permessi. Ora i dipendenti andranno in cassa-integrazione. Ma il problema è il mondo che si è fermato, con conseguenze durissime per tutti».
«Già in passato ci si era fermati per qualche problema di carattere generale, mai però così a lungo – aggiunge l’ex presidente di Pallacanestro Biella, la cui azienda dà lavoro a circa 200 persone -. Quindi il punto è: che mondo troveremo quando potremo riaprire? Andando avanti così rischiamo di bruciare una stagione e di rinviare a chissà quando la prossima. Sono state rinviate le fiere, non abbiamo rapporti con i nostri clienti e anche gli agenti commerciali non possono né viaggiare né far conoscere le nostre pezze. Ma insisto: ci saranno ancora i nostri clienti che, quando potranno uscire di casa, vorranno comprare un vestito, una camicia o altro? Io temo che questa crisi cambierà radicalmente lo stile di vita di tutti, con conseguenze durissime per il mondo imprenditoriale ed economico».
Sugli effetti della crisi concorda anche il fratello. «Da un mese non incassiamo un euro, ma di spese continuiamo ad averne – spiega il responsabile di una ventina di negozi in giro per l’Italia settentrionale, con una settantina di dipendenti -. Il che si traduce in un danno economico enorme. Credo che le aziende, commerciali, ma non solo, abbiamo bisogno di aiuti ingenti con scadenze molto lunghe, altrimenti sarà un disastro. Inutile nasconderselo. Oggi siamo fermi e non guadagniamo, quando riapriremo a chi e come potremo di nuovo vendere i nostri articoli? Un’azienda commerciale, mediamente, si mangia in spese varie il quaranta per cento di quello che fattura. Quanto tempo occorrerà, a tutti, per tornare a regime e poi per pagare i prestiti dello Stato o dell’Europa? Ammesso che arrivino davvero».
In casa Angelico, ovviamente, la salute e l’emergenza sanitaria non vengono sottovalutate. «Parliamo di un’emergenza con morti e dolore – dice Massimo Angelico -. Siamo per la riapertura delle aziende, ma solo in sicurezza. Sicurezza che in una fabbrica non è difficile da creare. Gli operai sono a dieci metri l’uno dall’altro, con poche occasioni di contatto. A parte la mensa ed i servizi igienici, non ci sono veri e propri spazi comuni. E quindi creare un ambiente sicuro, non è impossibile. Sì a mascherine, termometri per misurare la febbre e tutti gli altri dispositivi per garantire la sicurezza dei dipendenti. Il governo però dia il via alla riapertura degli impianti, il prima possibile».
Sulla stessa lunghezza d’onda, il fratello Alberto: «Non spetta a noi dettare l’agenda, se ci troviamo di fronte ad un virus nuovo con cui dovremo convivere per mesi, però, meglio iniziare subito. Sono per un ritorno alla normalità, in sicurezza, nel rispetto delle norme. Si deve poter uscire, comprare e tornare a vivere. Altrimenti i danni economici saranno irreparabili e le conseguenze per il Paese, disastrose».
Paolo La Bua

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