Cronaca
Sparì con le offerte per il piccolo Francy
Sparì con le offerte raccolte per il piccolo Francy, è stato condannato dal giudice Pietro Brovarone.
Sparì con le offerte del pranzo benefico
E pensare che era stato proprio lui, Robertò Soldà, cuoco di 38 anni, a organizzare il pranzo benefico all’oratorio di Santo Stefano, per raccogliere fondi da destinare alla famiglia Nisticò, impegnata nella delicatissima battaglia contro la grave malattia che aveva colpito il piccolo Francesco.
La condanna
Difeso dall’avvocato Roberto Mania, il 38enne – che all’epoca sosteneva di aver versato il denaro – è stato condannato in primo grado a un anno di reclusione con la condizionale. La pena è stata dunque sospesa, a patto che il cuoco paghi i 10mila euro di risarcimento danni chiesti dalla famiglia Nisticò, assistita dall’avvocato Pietro Barrasso. A suo carico anche le spese processuali e 900 euro di multa.
I fatti
Correva l’anno 2013, era il mese di ottobre. Tutta la comunità biellese si era stretta alla famiglia Nisticò per sostenerla. Tra le tante iniziative, venne organizzato anche un pranzo con lotteria collegata. Tutto per raccogliere fondi da destinare al piccolo Francy. All’appuntamento, tra gli altri, parteciparono anche le Schegge Sparse, la cover band di Ligabue che si esibì nonostante il dolore per la perdita – avvenuta pochi giorni prima – del cantante, Patrick Perissinotto. Oltre a loro erano scese in campo diverse associazioni, i dirigenti (anche l’ex presidente Forni) dell’Angelico, gli ultras rossoblù e la senatrice Favero.
A processo l’uomo accusato di aver preso i soldi destinati al piccolo Francy
“Speculare sulla malattia di un bambino non va mai bene”
«Speculare sulla malattia di un bambino non va mai bene. Poi è ovvio, trattandosi di mio figlio ci sto ancora peggio». All’epoca dei fatti, Stefano Nisticò, padre del bimbo, aveva commentato così quanto successo. Deluso e amareggiato – più che arrabbiato – per l’increscioso epilogo di una bella giornata di solidarietà organizzata per sostenere la sua famiglia.
«Non mi importa dei soldi – aveva spiegato -, è una questione di principio. Dispiace per tutte le persone che quel giorno hanno voluto fare un gesto, dando dei contributi che purtroppo sono finiti nelle mani sbagliate».
La denuncia in Procura fatta da un amico di famiglia: “Non ha consegnato i soldi”
A rivolgersi alla Procura affinché venisse fatta chiarezza, a dicembre 2013, era stato l’amico di famiglia che si occupava del coordinamento delle varie iniziative di solidarietà. Fu lui a raccontarci l’incresciosa vicenda (nell’articolo ripubblicato qui sotto).
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