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Cronaca

Quindici anni fa l’omicidio di Deborah Rizzato

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VALDILANA – Sono passati 15 anni dalla morte di Deborah Rizzato, la 25enne operaia di Cossato uccisa dal suo aguzzino fuori dalla fabbrica di Trivero in cui lavorava.

Era il 22 novembre 2005 quando il corpo della giovane venne trovato senza vita da alcuni colleghi nel parcheggio fuori dall’azienda tessile di frazione Fila, subito scattarono le indagini. Sono passati 15 anni e nel frattempo la giustizia è cambiata, sono molti di più gli strumenti per tenere a bada le “bestie”, per denunciare, per intervenire e fermare la follia prima che si tramuti in sangue.

L’assassino, Emiliano Santangelo, non c’è più. Si tolse la vita in carcere dopo essere stato arrestato.

Il ricordo di Deborah Rizzato è vivo. La sua storia ha in qualche modo dato la svolta alla giustizia per la violenza sulle donne. Ma forse si sarebbe potuto fare molto di più, si poteva fermare prima quella furia omicida: Deborah e la sua famiglia avevano infatti più volte denunciato l’aguzzino. Aveva denunciato per anni le violenze e le botte subite e si era trovata sempre sola. Era stata violentata da Santangelo quando era poco più di una ragazzina, l’aveva denunciato e la “Bestia” era andato in galera. Dopo tre anni, però, era di nuovo libero e per i successivi sette l’ha perseguitata in ogni modo, aggredita e minacciata. Diceva che era sua.

Una ossessione che nessuno riusciva a fermare. Deborah e la sua famiglia avevano continuato a fare denunce su denunce, il reato di stalking all’epoca non aveva la stessa forza che ha adesso. E Deborah si è trovata sola: venne investita davanti alla fabbrica alla mattina presto, lui la aspettava. Poi, sceso dall’auto, iniziò a pugnalarla lasciandola lì a terra. I carabinieri riuscirono a rintracciare Santangelo nonostante si fosse dato alla fuga, venne arrestato e, appunto, si uccise in carcere.

Negli anni scorsi l’amministrazione di Trivero ha voluto ricordare l’episodio con un incontro a teatro per evidenziare il tema della violenza sulle donne. Il tempo intanto è passato, la fabbrica in cui lavorava Deborah ha chiuso, fuori nel parcheggio rimane ancora una piantina a ricordarla. Ma il ricordo della giovane cossatese è vivo nei famigliari e in chi l’ha conosciuta.

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