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Cronaca

Perseguita per due anni una giovane commessa

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Telefonate, appostamenti, scenate. Una persecuzione durata quasi due anni, fino a quando la vittima, esausta ed esasperata dalle “attenzioni” del capo, non ha deciso di licenziarsi

Telefonate, appostamenti, scenate. Una persecuzione durata quasi due anni, fino a quando la vittima, esausta ed esasperata dalle “attenzioni” del capo, non ha deciso di licenziarsi. È stato condannato a sei mesi di reclusione (pena sospesa) e 5mila euro di risarcimento A.C., 38 anni, accusato di stalking nei confronti di una giovane donna che lavorava nello stesso negozio di alimentari del Biellese Orientale. La sentenza di primo grado è stata pronunciata giovedì mattina dal collegio presieduto dal giudice Paola Rava.

L’indagine era nata proprio su iniziativa della donna che, non sopportando più il comportamento del suo superiore sul posto di lavoro – e non solo –, si era presentata negli uffici della procura della Repubblica di Biella, accompagnata dall’avvocato Costanza Mottino, che l’ha rappresentata nel corso del processo. Il suo racconto aveva quindi fatto scattare le indagini, condotte dall’aliquota dei carabinieri coordinata dal maresciallo Tindaro Gullo, al termine delle quali era arrivato il rinvio a giudizio.

Secondo la tesi accusatoria, il 38enne avrebbe messo in atto nei confronti della dipendente una lunga serie di atti persecutori che l’hanno portata, dopo quasi due anni, a decidere di licenziarsi. La vicenda risale al periodo compreso tra il 2011 e il 2013. In un primo momento i rapporti tra l’uomo e la donna sono amichevoli, poi qualcosa cambia. Non solo le classiche telefonate e i messaggi, lui inizia a riservarle attenzioni sgradite, la segue, pronuncia frasi offensive di fronte ai clienti, le lascia bigliettini sul bancone, arriva addirittura a fare scenate nel corso di una festa di paese e a pretendere che lei gli spalmi la crema sulla schiena.

Nel capo d’imputazione si parla anche di palpeggiamenti di  gambe e natiche in un paio di occasioni, fatti che avevano fatto sostenere all’accusa anche la possibilità che fosse integrato il reato di violenza sessuale tenue. Da questa imputazione, però, l’uomo, difeso dall’avvocato Massimo Pozzo,  è stato assolto.

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