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Cronaca

Non pagano il banchetto di nozze: sposi finiscono nei guai

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Sposi non pagano banchetto: condannati per insolvenza fraudolenta.

Sposi non pagano banchetto

Una coppia di sposi di Settimo Torinese è stata condannata per non aver pagato il banchetto nuziale nel 2012. Sono stati condannati  a due mesi di reclusione per non aver pagato il pranzo delle loro nozze. La richiesta dell’accusa era stata di tre mesi. La denuncia era stata sporta dal titolare dell’attività di Vico Cavanese in cui gli sposi avevano effettuato il pranzo.

Il racconto

«Ci stanno trattando come dei ladri – raccontarono gli sposi – ma le cose non sono andate come dicono».
L’equivoco infatti sembra nascere da un conteggio errato. «Avevamo predisposto venissero offerti degli aperitivi alcolici a chi lo chiedeva – spiegano -, chiedendo alle cameriere di appuntarsi i nomi. Giunti al momento del pagamento la sorpresa». Il menù, secondo accordi pregressi, costava 25 euro a persona, 10 invece per i bambini. Al momento del saldo invece, il prezzo pro capite è stato maggiorato di 5 euro, facendo nascere un incomprensione tra gestori e i due coniugi.

L’errore

«Hanno addebitato a tutti i partecipanti l’aperitivo alcolico, senza tener conto che tra gli invitati c’erano astemi o chi non assume alcol per motivi religiosi. Così abbiamo pagato 925 euro anziché 1.030, ovvero il prezzo senza l’aperitivo. Il nostro grande errore, tuttavia, è stato non richiedere la fattura, ma permettere loro di appuntare la cifra su un foglietto e fidarci della loro promessa: “Abbiamo finito il blocchetto delle fatture, passate poi a ritirarla con calma”. D’altronde siamo clienti da trent’anni, non avremmo mai immaginato un simile trattamento».
«Siamo disposti a pagare la sanzione per essere andati via senza pretendere la fattura, ma non intendiamo passare per ladri», aggiungono i coniugi, peraltro molto conosciuti in città per il loro impegno nel sostegno degli animali. «Siamo sempre stati corretti – concludono i coniugi -, questa vicenda invece ci sta rovinando la vita». Si era quindi aperta una vicenda giudiziaria in tribunale ad Ivrea. Il giudice non ha creduto alla versione dei coniugi e li ha così condannati.

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