Cronaca
Marco Botto, un grande uomo
Questo giornale è nato 26 anni fa grazie anche a Marco Botto, che fin da subito credette nel progetto e lo finanziò. Forse non tutti hanno memoria di cosa significasse in quell’epoca per Biella una voce nuova e indipendente, destinata a rompere lo storico equilibrio fra il giornale della Curia e quello dell’Unione industriale.
Marco Botto era legato sia alla Curia che all’Uib, ma questo non gli impedì di aderire all’iniziativa con il suo proverbiale entusiasmo. Dietro a quella adesione c’era tutto lo spirito di un imprenditore coraggioso, innovativo e lungimirante.
Arrivava sempre in anticipo sugli altri. Nonostante le profonde radici tessili, fu il primo a differenziare gli investimenti, acquisendo – fra l’altro – il controllo della clinica Vialarda. Fu pioniere nell’Est Europa – dove ancora oggi opera il figlio Federico – e in Borsa dove quotò la Filatura di Pollone. Seppe passare al momento giusto dalla lana alla plastica ed a riconvertire un’area industriale in commerciale.
Un genio, insomma. Ma anche un uomo discreto, elegante, sensibile. Basta guardare le foto pubblicate in questi giorni sui giornali – tutte molto datate – per capire quanto poco gli piacesse apparire o essere al centro dell’attenzione. Discrezione dietro la quale ha sempre celato il suo impegno nel sociale. Marco Botto ha gestito per decenni la Fondazione Lucci e la Fondazione Famiglia Caraccio, ha fondato l’Associazione Biellese Volontariato, ha sostenuto la Lilt, ha aiutato calcio e basket.
Lunedì scorso Biella gli ha tributato l’ultimo, commosso saluto in Duomo, stringendosi intorno all’amata moglie Tilly, ai figli Giorgia e Federico, con le rispettive famiglie, alla nipote Federica. E’ stata una straordinaria testimonianza d’affetto e di stima.
Con la morte di Marco Botto, Biella ha perso un grande imprenditore, ma soprattutto un grande uomo. Avere avuto la fortuna di conoscerlo e di lavorare al suo fianco è per noi motivo di profondo orgoglio. Riposi in pace, signor Botto.
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