Cronaca
Luci di un’ultima alba
Sono le 5 di mattina e, su una strada buia che percorre risaie, sto andando ad un mercatino d’antiquariato. Improvvise, nel buio, cerchiate dalla nebbia come la luna in una notte di nuvole, compaiono due grandi luci e un incessante lampeggiare di sirene.
Mi avvicino e scorgo, tra Vigili del Fuoco, Carabinieri e ambulanze, ciò che resta di un’automobile e di due giovani vite.
Hanno detto che tornavano dalla discoteca, che sì, forse avevano bevuto un po’, ma era solo per sentirsi più vivi e dimenticare, per una sera, i problemi, il lavoro che non c’è, la ragazza che non risponde più ai messaggi.
Hanno detto che non ci sono segni di frenata sull’asfalto. Forse stavano ancora inseguendo con gli occhi le risate scambiate con gli amici, le “tipe” del divanetto accanto. Forse la musica sparata come una raffica di mitra fatta di note nell’anima ancora non faceva sentire loro che il cuore e la testa avevano sonno. Forse quell’ultimo bicchiere, miscela di alcolici e di emozioni, di sonno e di sguardi, aveva voluto servirsi anche delle loro vite, per essere ancora più forte, per togliere ogni freno inibitore all’anima e alla macchina.
Qualcuno ha detto che invece erano solo due semplici ragazzi e che un’auto impazzita li aveva mandati fuori strada. Alla guida, un ragazzo che tornava dopo una serata di sballo, quelle dove la vita quotidiana non deve contare, non deve esserci e basta, non deve tornare, almeno per qualche ora. Hanno detto che l’autista dell’auto aveva il tasso alcolemico elevato e che era sotto shock, proprio come quando i decibel sparati oltre ogni soglia sparano l’adrenalina nel cuore.
Sono passato, ho visto due lenzuola bianche, adagiate sull’asfalto, in quell’ora in cui ogni vita si rigira nel letto. Sono passato e ho visto tante luci, tante persone, confusione, fumi di nebbia posata sui vetri delle auto della Polizia.
Doveva essere solo per una sera, solo per qualche ora. Doveva essere la corrente staccata dalla vita solo il tempo di cercare una tipa, di divertirsi con gli amici.
Doveva essere solo una sera, poi una lunga dormita per riprendere a diventare uomini. Questo doveva essere…Doveva essere una notte che finiva in un giorno come tutti gli altri. Restano tante luci, la confusione delle radiomobili della Polizia e, pochi metri più avanti, il silenzio di sempre, di una fredda risaia. E quella voglia “d’andare fuori”, impressa – per sempre – in un’alba come tante altre.
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