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Cronaca

In taxi all’ospedale di Torino per salvare due dita

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Ha dell’incredibile la storia di Roberto Ricca, 46 anni, residente a Vergnasco, che si è spappolato tre dita mentre lavorava in fabbrica.

«Per noi non c’erano ambulanze: abbiamo dovuto portare mio fratello in ospedale a Torino in taxi, con due pattuglie della polizia che ci scortavano».

Ha dell’incredibile la storia di Roberto Ricca, 46 anni, residente a Vergnasco, che dieci giorni fa si è spappolato tre dita mentre lavorava in fabbrica. A raccontare quanto successo sono il fratello Alfio e la cognata Veronica. «Stava facendo il turno di notte nelle carde – spiegano – quando, più o meno verso mezzanotte  e mezza Roberto si è infortunato».

Stando a quanto raccontano i due famigliari le operazioni di soccorso sono partite male sin da subito: «Hanno mandato un’ambulanza da Cossato e sopra c’erano solo i volontari. Non erano in grado di gestire quella situazione, così Roberto ha dovuto aspettare l’arrivo di un’altra autolettiga, questa volta medicalizzata».

L’operaio è arrivato in ospedale nel cuore della notte: «In pronto soccorso è passata più di un’ora perchè lo visitassero, ci hanno detto che non c’era il medico specializzato. Poi, quando hanno deciso finalmente di ricoverarlo in ortopedia gli hanno detto che era necessario amputare tre dita: medio, anulare e mignolo».

Fratello e cognata sono arrivati in ospedale soltanto la mattina, intorno alle 7.

«Appena mia suocera ci ha avvertiti – spiega ancora Veronica Bonardi – avevano già predisposto tutto per l’operazione, che sarebbe dovuta avvenire alle 11».

I due coniugi non si sono arresi all’idea che al loro famigliare venissero tagliate tre dita, così si sono consultati con un medico di loro fiducia.

«E’ un amico – spiegano – e fa il chirurgo lì in ospedale. E’ stato lui a spronarci a portare Roberto al CTO di Torino, in quanto è un centro all’avanguardia in fatto di traumi». Ma non appena è stata manifestata al personale dell’ASL di Biella la volontà di trasferire Roberto Ricca a Torino, l’impressione dei famigliari è stata questa: «Era evidente che non fossero per nulla contenti della nostra decisione. Hanno fatto a Roberto il foglio di dimissioni e basta. Abbiamo chiesto se potevano avvertire loro il CTO del nostro arrivo, ma per loro Roberto era già stato dimesso. Non solo. Non ci hanno nemmeno messo a disposizione un’ambulanza e quando abbiamo chiamato la Croce Rossa per spiegare che era una situazione delicata l’operatore ci ha risposto che dall’ospedale non gli avevano segnalato che si trattava  di un’urgenza».

Veronica Bonardi e il marito erano disperati: «Abbiamo chiamato un taxi, non potevamo fare altro».

Alfio Bonardi non sapeva più cosa fare: «Abbiamo chiesto aiuto anche alla Polizia: mentre scendevamo a Torino in taxi le due pattuglie della Polstrada ci hanno scortati a sirene spiegate».

Arrivato al CTO Roberto Ricca è stato immediatamente operato: «Alla fine  gli è stato amputato soltanto un dito, il mignolo. E’ un ottimo ospedale e in reparto lo stanno seguendo bene. Sono gentilissimi anche con noi famigliari. Meno male».

Ora Alfio Ricca e la moglie ci tengono a ringraziare tutti coloro che li hanno aiutati in quei momenti difficili: «A partire dai titolari di Roberto, Gianfranco De Martini e Marco De Martini, proprietari dell’azienda per cui lavora, ma anche il direttore, Alessandro Trevisan e i colleghi che lo hanno aiutato tantissimo. E il tassista, Marcello Cadeddu, oltre alla Polizia Stradale di Biella e Torino».

Poi aggiungono: «Non vogliamo offendere nessuno, ma nel 2014 cose del genere non devono succedere. I medici, se non sono in grado di aiutarti, devono avere l’umiltà di mandarti in altre strutture».

La risposta dell’ASL BI: «Abbiamo fatto tutto il possibile, per aiutare al meglio il paziente»

Ecco, in un comunicato stampa, la versione dei responsabili dell’Asl di Biella:

«Per quanto riguarda i soccorsi attivati dalla centrale operativa 118, i protocolli stabiliti dalla normativa regionale sono stati ripettati.  In particolare, in base alle indicazioni fornite dall’utente che chiama, il protocollo attivato per gli interventi come il caso in questione – codice di criticità giallo- prevede l’invio dell’ambulanza medicalizzata e contestualmente del mezzo di soccorso di base (ambulanza con i volontari soccorritori 118) più vicino. Quella di base effettua il primo soccorso sul paziente in attesa dell’arrivo della medicalizzata, che effettuerà manovre di tipo prettamente medico.

«All’arrivo in Pronto Soccorso il paziente è passato al triage alle 24.23 e alle 24.26 è stata effettuata l’anamnesi dal medico di turno. Nel frattempo sono stati eseguiti diversi esami e terapie e all’1.15 è stato contattato l’ortopedico reperibile che ha richiesto ulteriori accertamenti. Una volta pronti, all’ 1.45, l’ortopedico si è poi confrontato con il paziente, prospettando un’ipotesi di intervento non del tutto conservativo e disponendo il ricovero alle 2.30.
«All’indomani, alla richiesta da parte del paziente, a quale centro specializzato potersi rivolgere, l’indicazione dell’ortopedico in reparto quella mattina è stata il CTO di Torino. Di qui la decisione del paziente di dimettersi e il tentativo da parte della coordinatrice di reparto, interpellata dai famigliari, di contattare la Croce Rossa trovando un’ambulanza disponibile per la tarda mattinata, tempi compatibili con le condizioni dell’ammalato. I famigliari sono però partiti con mezzi propri.

«La Direzione Medica, prima dell’arrivo del paziente al CTO, ha chiamato la Direzione Sanitaria torinese, ad ulteriore garanzia di una presa in carico immediata. “È prassi da parte dei medici di questo ospedale – dice Angelo Penna, Direttore Medico del Presidio –  indirizzare casi che possono essere più opportunamente gestiti in centri specialistici, con i quali vige un rapporto di collaborazione costante, come il CTO. Inoltre quando non si tratta di una consulenza esterna con trasferimento nell’ambito del ricovero stesso, ma di una scelta del paziente di firmare per le dimissioni, è sempre possibile far attivare da parte del reparto il servizio di trasporto in ambulanza, come normalmente fa un cittadino in caso di richiesta ordinaria”.

«Il Direttore dell’Ortopedia di Biella, Eugenio Boux, conferma che “è stata fatta dal personale medico una valutazione clinica appropriata, che viene di norma maggiormente approfondita in preparazione dell’intervento. Tra l’altro – aggiunge –  mi risulta che il paziente si sia sempre relazionato in modo cordiale con il personale medico, resosi anche disponibile ad effettuare le successive medicazioni in reparto, una volta rientrato da Torino”.

«A questo punto, non si può che pensare che si sia verificato un fraintendimento circa le rispettive intenzioni: da parte del professionista di rispettare la volontà del paziente e da parte dell’utente quella di essere comunque indirizzato dall’ospedale nel trasferimento stesso, cosa che è avvenuta da parte della Direzione Medica di Presidio.
Ci auguriamo che questi chiarimenti possano essere accolti dai famigliari e dal paziente, a cui vanno i più vivi auguri di pronta guarigione».
L’Azienda Sanitaria Locale BI

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