Cronaca
I nomadi si sentono perseguitati
A volte, dire il proprio nome o mostrarsi in pubblico non è così facile. Sono troppi ancora i pregiudizi e la paura di essere presi di mira per l’ennesima volta. Anna, 38 anni e madre di quattro figli, parla di periodi sempre più tesi: «Ultimamente di pattuglie se ne vedono un po’ troppe. Molti di loro ormai ci conosco e sanno che non siamo delinquenti. Con loro ci facciamo anche qualche risata, ma non si può comunque andare avanti così. Arrivano senza più un orario, anche la mattina presto o in piena notte, mentre i bambini dormono, e non ci danno nemmeno una spiegazione. Che senso ha chiederci ancora i documenti, se conoscono a memoria tutti i nostri dati?».
«Siamo perseguitati, non ne possiamo più». Dopo i controlli di Carabinieri e Arpa eseguiti nei giorni scorsi, gli abitanti del campo nomadi di Biella non ci stanno. Sono stufi di essere considerati degli incivili, o nei casi peggiori dei disonesti, e vogliono far sentire la loro voce. Con molta discrezione, però. Anche se questa comunità ha infatti molto da raccontare, la paura è rimane comunque tanta.
A volte, dire il proprio nome o mostrarsi in pubblico non è così facile. Sono troppi ancora i pregiudizi e la paura di essere presi di mira per l’ennesima volta. Anna, 38 anni e madre di quattro figli, parla di periodi sempre più tesi: «Ultimamente di pattuglie se ne vedono un po’ troppe. Molti di loro ormai ci conosco e sanno che non siamo delinquenti. Con loro ci facciamo anche qualche risata, ma non si può comunque andare avanti così. Arrivano senza più un orario, anche la mattina presto o in piena notte, mentre i bambini dormono, e non ci danno nemmeno una spiegazione. Che senso ha chiederci ancora i documenti, se conoscono a memoria tutti i nostri dati?».
Marco Comero
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