Cronaca
“Ho picchiato mia figlia di due mesi e mezzo”
Ecco il comunicato sulle indagini inviato dalla Questura:
Con riferimento alla vicenda della bimba di tre mesi, “Mia”, ricoverata presso l’Ospedale Regina Margherita di Torino per lesioni alla teca cranica e fratture alle costole a causa di presunti maltrattamenti avvenuti nel territorio di competenza degli Uffici Giudiziari di Vercelli, si comunica che la Procura della Repubblica di Vercelli, a seguito di segnalazione pervenuta dall’ASL di Vercelli in data 25.07.2017 ha immediatamente aperto un’inchiesta volta ad accertare i fatti e ad identificare i responsabili.
Il procedimento era originariamente iscritto a carico di ignoti.
Le indagini sono state coordinate dalla Procura attraverso l’Ufficio Vittime Vulnerabili istituto presso la Procura a seguito di protocollo con le Forze dell’Ordine, la Prefettura, gli Enti territoriali, i Servizi sociali e l’ASL della stessa Procura della Repubblica e condotte dalla Squadra Mobile della Questura di Vercelli.
L’attività di indagine è stata svolta dalla Squadra Mobile con estrema professionalità, equilibrio e tempestività, nel rispetto della delicatezza e del riserbo che il delicato caso imponevano.
Al fine di inquadrare in modo rigoroso la vicenda, sono state acquisite a tutto tondo sia le informazioni di tipo medico-clinico (al fine di stabilire l’entità delle lesioni e la loro riconducibilità ad eventi traumatici, nonché la loro collocazione temporale, elemento di fondamentale importanza), sia quelle relative al quadro famigliare in cui era inserita la bambina, ambiente verso il quale gli operatori della Squadra Mobile si sono subito indirizzati per la ricerca delle cause e delle responsabilità.
La difficoltà dell’indagine consisteva, infatti, proprio nell’individuazione di uno o più soggetti fra i tanti che interagivano, all’interno della famiglia allargata (e già nota ai servizi sociali) con una persona offesa così piccola e quindi non in grado di fornire alcun indizio su chi le avesse provocato le lesioni. Dunque, l’assenza di testimoni e di fonti oggettive di riscontro, la possibilità di accuse gratuite e reciproche fra i membri della stessa famiglia, il danno potenzialmente provocabile dall’individuazione di un soggetto che poi si fosse rivelato in un secondo tempo estraneo ai fatti sono tutti elementi che hanno complicato il quadro investigativo ed hanno indotto gli investigatori ad agire con la massima prudenza.
Gli operanti hanno dimostrato grande intuito e professionalità nell’indirizzare l’attività investigativa nel senso di fare interagire i protagonisti della vicenda in modo da fare emergere dallo stesso ambito famigliare, per sollecitazione reciproca, l’ammissione di responsabilità, che poi è stata riconosciuta da parte del padre della piccola.
Lo stesso, nel tardo pomeriggio di ieri 31 luglio 2017, ha formalizzato la propria ammissione di responsabilità nel corso dell’interrogatorio reso al P.M. titolare dell’indagine, alla presenza del suo legale.
Si può ritenere che l’origine della condotta risieda non solo nello stato soggettivo di chi l’ha posta in essere, ma anche nelle generali condizioni di vita del nucleo famigliare, particolarmente problematiche. Su tali questioni è già stata investita la Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Torino.
In conclusione, si ritiene opportuno e doveroso rimarcare l’ottimo livello di sinergia creatosi fra la Procura della Repubblica che, nella persona del Procuratore facente funzione Dr. Pianta ha seguito personalmente l’intera attività, e gli investigatori della Squadra Mobile della Questura che non hanno risparmiato i loro sforzi e le loro energie, concentrando in un tempo ristretto una attività, come si è detto, è stata complessa, delicata ed emotivamente faticosa.
Ora il padre il padre risulta indagato in stato di libertà per lesioni personali aggravate.
Ecco il comunicato sulle indagini inviato dalla Questura:
Con riferimento alla vicenda della bimba di tre mesi, “Mia”, ricoverata presso l’Ospedale Regina Margherita di Torino per lesioni alla teca cranica e fratture alle costole a causa di presunti maltrattamenti avvenuti nel territorio di competenza degli Uffici Giudiziari di Vercelli, si comunica che la Procura della Repubblica di Vercelli, a seguito di segnalazione pervenuta dall’ASL di Vercelli in data 25.07.2017 ha immediatamente aperto un’inchiesta volta ad accertare i fatti e ad identificare i responsabili.
Il procedimento era originariamente iscritto a carico di ignoti.
Le indagini sono state coordinate dalla Procura attraverso l’Ufficio Vittime Vulnerabili istituto presso la Procura a seguito di protocollo con le Forze dell’Ordine, la Prefettura, gli Enti territoriali, i Servizi sociali e l’ASL della stessa Procura della Repubblica e condotte dalla Squadra Mobile della Questura di Vercelli.
L’attività di indagine è stata svolta dalla Squadra Mobile con estrema professionalità, equilibrio e tempestività, nel rispetto della delicatezza e del riserbo che il delicato caso imponevano.
Al fine di inquadrare in modo rigoroso la vicenda, sono state acquisite a tutto tondo sia le informazioni di tipo medico-clinico (al fine di stabilire l’entità delle lesioni e la loro riconducibilità ad eventi traumatici, nonché la loro collocazione temporale, elemento di fondamentale importanza), sia quelle relative al quadro famigliare in cui era inserita la bambina, ambiente verso il quale gli operatori della Squadra Mobile si sono subito indirizzati per la ricerca delle cause e delle responsabilità.
La difficoltà dell’indagine consisteva, infatti, proprio nell’individuazione di uno o più soggetti fra i tanti che interagivano, all’interno della famiglia allargata (e già nota ai servizi sociali) con una persona offesa così piccola e quindi non in grado di fornire alcun indizio su chi le avesse provocato le lesioni. Dunque, l’assenza di testimoni e di fonti oggettive di riscontro, la possibilità di accuse gratuite e reciproche fra i membri della stessa famiglia, il danno potenzialmente provocabile dall’individuazione di un soggetto che poi si fosse rivelato in un secondo tempo estraneo ai fatti sono tutti elementi che hanno complicato il quadro investigativo ed hanno indotto gli investigatori ad agire con la massima prudenza.
Gli operanti hanno dimostrato grande intuito e professionalità nell’indirizzare l’attività investigativa nel senso di fare interagire i protagonisti della vicenda in modo da fare emergere dallo stesso ambito famigliare, per sollecitazione reciproca, l’ammissione di responsabilità, che poi è stata riconosciuta da parte del padre della piccola.
Lo stesso, nel tardo pomeriggio di ieri 31 luglio 2017, ha formalizzato la propria ammissione di responsabilità nel corso dell’interrogatorio reso al P.M. titolare dell’indagine, alla presenza del suo legale.
Si può ritenere che l’origine della condotta risieda non solo nello stato soggettivo di chi l’ha posta in essere, ma anche nelle generali condizioni di vita del nucleo famigliare, particolarmente problematiche. Su tali questioni è già stata investita la Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Torino.
In conclusione, si ritiene opportuno e doveroso rimarcare l’ottimo livello di sinergia creatosi fra la Procura della Repubblica che, nella persona del Procuratore facente funzione Dr. Pianta ha seguito personalmente l’intera attività, e gli investigatori della Squadra Mobile della Questura che non hanno risparmiato i loro sforzi e le loro energie, concentrando in un tempo ristretto una attività, come si è detto, è stata complessa, delicata ed emotivamente faticosa.
Ora il padre il padre risulta indagato in stato di libertà per lesioni personali aggravate.
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