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Cronaca

“Ho afferrato l’aspirante suicida afferrandolo per la maglia”

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«L’ho afferrato per la maglia e ho tirato verso di me con tutta la forza che avevo, prima che finisse di scavalcare la barriera».
Fabbro di professione, eroe per caso. È un cossatese di 36 anni l’uomo che lunedì sera ha salvato la vita di una persona che si era recata sul ponte della tangenziale con intenti suicidi. Era al posto giusto al momento giusto, Daniele Cautela, e ha avuto nervi più che saldi.
«Erano le 20,30 all’incirca – racconta – e stavo rientrando dal lavoro. Percorrendo il ponte, andando verso il Mercatone Uno, ho notato un veicolo fermo dall’altra parte della strada. Subito dopo mi sono accorto di un uomo girato di schiena che guardava di sotto. C’era parecchio traffico, lì per lì mi ha stupito il fatto che nessuno rallentasse per controllare cosa stava succedendo. Poi, dato che ultimamente appena vedi qualcuno in certi contesti purtroppo devi ipotizzare il peggio, ho deciso di raggiungere la rotonda il più velocemente possibile e di tornare indietro».
Una decisione che si è rivelata provvidenziale. «Arrivato vicino a lui – continua – ho acceso le quattro frecce, sono sceso dalla macchina e mi sono avvicinato. Non sapevo bene come comportarmi perché temevo che se avessi agito d’impulso avrei rischiato di peggiorare la situazione. Così ho provato più volte a chiamarlo, ma non mi considerava. Quando finalmente si è girato verso di me, mi ha fissato con lo sguardo perso nel vuoto e ha detto cosa intendeva fare. Subito dopo ha iniziato a scavalcare».
Daniele non ha perso un istante si è lanciato verso di lui, che era ormai a cavalcioni sul parapetto, e lo ha bloccato e riportato al sicuro prima che riuscisse a compiere quanto aveva in mente. Ma il problema era tutt’altro che risolto.
«Ero da solo – spiega il 36enne – e non ero ing rado di chiedere aiuto perché dovevo tenerlo, non potendo lasciarlo solo, e avevo dimenticato il telefono nell’auto. Siamo rimasti così per due o tre minuti. Lui diceva di essere disperato, di aver perso anche il lavoro. Io provavo a tranquillizzarlo. Poi finalmente si è fermato un altro ragazzo per aiutarmi. E’ stato lui a chiamare le forze dell’ordine».
Poco dopo sono quindi arrivati il 118 e la polizia. L’uomo è stato soccorso dal personale sanitario e accompagnato all’ospedale per le cure e il supporto necessari in questi casi.
Dopo quanto successo Daniele era parecchio scosso: «Finché lo senti raccontare è diverso, non pensi possa capitarti una cosa del genere. Sono rimasto un po’ sotto choc, mi sono fatto mille domande. L’importante è che sia finita bene, però ripensandoci non posso fare a meno di chiedermi perché mai non siano ancora state messe delle reti di protezione adeguate».
In realtà c’è anche un altro “neo”, che è la ragione per la quale il fabbro biellese ha accettato di raccontare quanto accaduto: «Continuavano a passare macchine eppure fino all’arrivo della polizia non si è fermato quasi nessuno. Spero che raccontare queste cose, parlarne, possa sensibilizzare le persone e magari spingere altri automobilisti a fare attenzione, a intervenire la prossima volta che capiterà una cosa del genere».

«L’ho afferrato per la maglia e ho tirato verso di me con tutta la forza che avevo, prima che finisse di scavalcare la barriera».
Fabbro di professione, eroe per caso. È un cossatese di 36 anni l’uomo che lunedì sera ha salvato la vita di una persona che si era recata sul ponte della tangenziale con intenti suicidi. Era al posto giusto al momento giusto, Daniele Cautela, e ha avuto nervi più che saldi.
«Erano le 20,30 all’incirca – racconta – e stavo rientrando dal lavoro. Percorrendo il ponte, andando verso il Mercatone Uno, ho notato un veicolo fermo dall’altra parte della strada. Subito dopo mi sono accorto di un uomo girato di schiena che guardava di sotto. C’era parecchio traffico, lì per lì mi ha stupito il fatto che nessuno rallentasse per controllare cosa stava succedendo. Poi, dato che ultimamente appena vedi qualcuno in certi contesti purtroppo devi ipotizzare il peggio, ho deciso di raggiungere la rotonda il più velocemente possibile e di tornare indietro».
Una decisione che si è rivelata provvidenziale. «Arrivato vicino a lui – continua – ho acceso le quattro frecce, sono sceso dalla macchina e mi sono avvicinato. Non sapevo bene come comportarmi perché temevo che se avessi agito d’impulso avrei rischiato di peggiorare la situazione. Così ho provato più volte a chiamarlo, ma non mi considerava. Quando finalmente si è girato verso di me, mi ha fissato con lo sguardo perso nel vuoto e ha detto cosa intendeva fare. Subito dopo ha iniziato a scavalcare».
Daniele non ha perso un istante si è lanciato verso di lui, che era ormai a cavalcioni sul parapetto, e lo ha bloccato e riportato al sicuro prima che riuscisse a compiere quanto aveva in mente. Ma il problema era tutt’altro che risolto.
«Ero da solo – spiega il 36enne – e non ero ing rado di chiedere aiuto perché dovevo tenerlo, non potendo lasciarlo solo, e avevo dimenticato il telefono nell’auto. Siamo rimasti così per due o tre minuti. Lui diceva di essere disperato, di aver perso anche il lavoro. Io provavo a tranquillizzarlo. Poi finalmente si è fermato un altro ragazzo per aiutarmi. E’ stato lui a chiamare le forze dell’ordine».
Poco dopo sono quindi arrivati il 118 e la polizia. L’uomo è stato soccorso dal personale sanitario e accompagnato all’ospedale per le cure e il supporto necessari in questi casi.
Dopo quanto successo Daniele era parecchio scosso: «Finché lo senti raccontare è diverso, non pensi possa capitarti una cosa del genere. Sono rimasto un po’ sotto choc, mi sono fatto mille domande. L’importante è che sia finita bene, però ripensandoci non posso fare a meno di chiedermi perché mai non siano ancora state messe delle reti di protezione adeguate».
In realtà c’è anche un altro “neo”, che è la ragione per la quale il fabbro biellese ha accettato di raccontare quanto accaduto: «Continuavano a passare macchine eppure fino all’arrivo della polizia non si è fermato quasi nessuno. Spero che raccontare queste cose, parlarne, possa sensibilizzare le persone e magari spingere altri automobilisti a fare attenzione, a intervenire la prossima volta che capiterà una cosa del genere».

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