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Cronaca

Due sorelle bloccate a terra per diversi giorni senza cibo nè acqua

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Inchiodate a terra per due giorni, forse addirittura tre. Immobili, senza acqua né cibo, abbandonate al loro destino.  Quando Elva e Catterina Bertoletto, due anziane sorelle di Roasio,  sono state trovate, per Elva era troppo tardi. Forse si sono lamentate per ore, hanno provato a chiedere aiuto, ma nessuno poteva sentirle nella loro abitazione di via Pietro Micca, nella piccola frazione di Santa Maria.

Inchiodate a terra per due giorni, forse addirittura tre. Immobili, senza acqua né cibo, abbandonate al loro destino.  Quando Elva e Catterina Bertoletto, due anziane sorelle di Roasio,  sono state trovate, per Elva era troppo tardi. Forse si sono lamentate per ore, hanno provato a chiedere aiuto, ma nessuno poteva sentirle nella loro abitazione di via Pietro Micca, nella piccola frazione di Santa Maria.
A fare la tragica scoperta è stata una coppia di vicini.
«Sabato ci è stato segnalato che non erano andate a ritirare il pane, come facevano sempre – spiega Simona -. Così mio marito è entrato nel loro cortile per accertarsi che stessero bene. La porta di casa era aperta, erano entrambe accasciate a terra».
All’interno era tutto in disordine, c’era odore di urina.
«Era strano, anche perché si tenevano bene – aggiunge Simona -. Vista la situazione, credo che fossero in quello stato da almeno un paio di giorni».
Giacevano entrambe sul pavimento. Per Elva Bertoletto non c’era più niente da fare. L’ottantenne, in stato d’incoscienza, è stata portata in codice rosso all’ospedale, ma ormai era troppo tardi. Catterina, invece, respirava ancora. Era disidratata e in condizioni critiche. Accompagnata al “Degli Infermi” di Biella, adesso sta meglio. E’ ancora ricoverata, ma si rimetterà. Ad attenderla non ci sarà Elva, la sorella maggiore, che da anni si prendeva cura di lei. Precisamente da quando Catterina era stata colpita da un ictus, che aveva lasciato il segno rendendola inferma. La stessa cosa, in precedenza, l’aveva già fatta con l’anziana madre malata, accudendola fino alla fine. Una vita dedicata alla propria famiglia, quella di Elva. Il destino ha voluto che a portarsela via fosse un problema simile a quello con cui negli anni passati avevano già fatto i conti madre e sorella. Una grave ischemia cerebrale che per Elva Bertoletto si è rivelata fatale.
Quando ha accusato i primi sintomi, come sempre insieme a lei c’era solo Catterina, di due anni più giovane. Probabilmente quest’ultima ha anche tentato disperatamente di soccorrerla, ma nelle sue condizioni poteva fare poco o niente. Le due donne sono state trovate sabato verso l’una. Una volta scattato l’allarme, sul posto sono intervenuti carabinieri e  118, oltre ai vigili del fuoco. In un primo momento si è temuto che a provocare la tragedia potesse essere stato il pericoloso monossido di carbonio.
Le numerose ipotesi sulle cause sono state via via scartate tutte, fino a quando è emersa la verità dell’ischemia cerebrale e del tanto drammatico – quanto purtroppo inutile – tentativo di Catterina di salvare Elva.
La data del funerale della pensionata nel primo pomeriggio di ieri non era ancora stata fissata. In queste ore l’amministrazione comunale ha contattato i parenti più prossimi, tre cugini, che ora si occuperanno di organizzare la cerimonia funebre.
Nessuna certezza su quello che sarà il destino di Catterina. Soltanto una cosa appare sicura: viste le sue condizioni di salute e la scomparsa di chi badava a lei, non è più in grado di vivere da sola.
Ai vicini di casa rimane il rammarico di non essersi accorti – per una sfortunata coincidenza – della situazione.
«Purtroppo in quei giorni giorni ho sempre avuto turni di lavoro pieni -spiega Simona -. Peccato, magari se fossi stata a casa mi sarei accorta di qualcosa».
Che le due pensionate siano state soccorse solo dopo alcuni giorni, dunque, è stata una tragica fatalità. Se da un lato nella via in cui vivono, non abitano tante persone, dall’altro è anche vero che i due vicini in un altro momento si sarebbero probabilmente accorti che qualcosa non andava.
«Le due signore – chiarisce Simona – battibeccavano quotidianamente. Le sentivo sempre anche da casa. Probabilmente, se avessi avuto turni diversi mercoledì, giovedì e venerdì, se fossi stata a casa, non sentendole mi sarei preoccupata. Mi sarei chiesta se fosse successo qualcosa. O magari avrei udito qualche richiesta d’aiuto o un lamento».
La donna ricorda in particolare la figura di Elva, una donna che si è spesa completamente per la sorella: «Entrambe erano brave persone. Ogni tanto passavano ancora a portarci qualche caramella per i bambini. Mi dispiace molto per quello che è successo».
La signora Elva ha vissuto una vita di sacrifici per la propria famiglia. Adesso, anziana e stanca, sembrava non farcela più. Qualche volta immaginava di arrendersi, di rivolgersi a una casa di cura affinché dei professionisti si prendessero cura della sorella Catterina.
«Ci pensava – conferma Simona -, ma alla fine non l’ha mai fatto. Ricordo che una volta mi ha guardato e mi ha detto: “Se la porto in casa di riposo, io poi cosa faccio?”».
m.f.
m.p.

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