Cronaca
Animalista picchiata e minacciata di morte
Picchiata e minacciata a 1.000 chilometri da casa. Questa è la disavventura in cui si è imbattuta una giovane di 29 anni, Dasha Kovalenko, residente a Mongrando e attivista della Liv (Lega internazionale di vigilanza per la tutela degli animali e l’ambiente). Il suo amore per i cani l’ha portata a spingersi fino a Cerignola, in Puglia.
Picchiata e minacciata a 1.000 chilometri da casa. Questa è la disavventura in cui si è imbattuta una giovane di 29 anni, Dasha Kovalenko, residente a Mongrando e attivista della Liv (Lega internazionale di vigilanza per la tutela degli animali e l’ambiente). Il suo amore per i cani l’ha portata a spingersi fino a Cerignola, in Puglia. Qui ha perfino sacrificato le sue vacanze, per poter aiutare un canile giunto ormai al collasso. «Ho deciso di recarmi al rifugio “Amici di Balto” – spiega – per portare del cibo e dare una mano ai volontari. Su problemi come il randagismo o l’abbandono di animali, purtroppo, una volta che si oltrepassa Rimini sembra di entrare in un altro paese. I comuni si disinteressano totalmente al destino dei randagi e ai canili, e non procedono nemmeno alle sterilizzazioni necessarie, come di norma capiterebbe da noi. Il risultato è un aumento senza controllo di povere bestie, condannate a una vita di sofferenze».
Dasha Kovalenko racconta di un canile al limite dell’esplosione, che non può più nemmeno intestarsi gli ultimi cuccioli nati. I volontari del rifugio abbandonati a loro stessi, con quasi cento cani da accudire, e il disinteresse totale degli amministratori che invece avrebbero il dovere di intervenire. Un sindaco che è introvabile, ed un paese (Cerignola appunto) pieno di persone altruiste e volenterose, ma anche di delinquenti e pregiudicati senza scrupoli.
«Non avevo ancora mai assistito a niente di simile – racconta – e non potevo accettare che i cuccioli in eccesso si sarebbero dovuti trasferire al canile comunale. Una volta là dentro, infatti, sarebbero stati messi in gabbia con cani già grandi, e quindi condannati a morte».
I guai per la ragazza cominciano però quando decide di rivolgersi ad un suo conoscente in città. L’obiettivo doveva essere quello di rintracciare il sindaco e convincerlo ad avviare le sterilizzazioni dei cani, per cercare di arginare il problema. Ma proprio quel conoscente, che all’inizio aveva ispirato tanta fiducia, si rivela tutto d’un tratto un vero mostro.
«Sembrava gentile – racconta la ragazza – ma rispondeva che non si poteva far nulla ed era inutile cercare il sindaco. Poi quando mi sono permessa di dire, esasperata, che se il sindaco non mi avesse ricevuta sarei stata costretta a denunciarlo in Procura, si è improvvisamente trasformato e ha iniziato a colpirmi ed insultarmi». L’attivista della Liv, riporta frasi come “animalista di m…”, ma anche affermazioni chiaramente intimidatorie come “qui siamo tutti amici, e se rompi le palle a uno, te la facciamo pagare tutti”.
«Mi ha schiaffeggiata – prosegue -, presa per i capelli e trascinata a terra. Credevo di non uscirne più viva. Poi, come se non bastasse, mi ha pure minacciata di morte se solo avessi raccontato a qualcuno l’accaduto». Dasha Kovalenko ora ha paura e non vuole denunciare il suo aggressore, per il rischio di ritorsioni: «Sa dove abito – dice – e con una figlia piccola non me la sento. Ho sentito troppe persone in quella città vantarsi di essere pregiudicati e sentirsi intoccabili».
Ora, superato questo brutto episodio, la ragazza sta ancora cercando di contattare il sindaco tramite una lettera inviata dall’associazione a cui appartiene, e continua a lottare per il futuro dei cani randagi che ha conosciuto durante il suo viaggio. «Settimana scorsa – conclude – siamo riusciti a dare in adozione altri sei cuccioli, ma la strada è ancora lunga. Non è possibile guardare questi poveri cani che vagano malati e denutriti per le strade, per poi girarsi dall’altra parte a ridere e scherzare, facendo finta che siano invisibili. E’ un atteggiamento che non accetterò mai, e continuerò sempre a lottare per loro, costi quel che costi».
Marco Comero
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