Attualità
Zerocalcare e la nostra coda di paglia
Il commento di Matteo Floris
Immagina la tua città teatro dell’ultima, acclamata, serie di punta di Netflix, immaginala riprodotta magistralmente da uno dei migliori fumettisti in circolazione, immaginala baciata dall’arte della sua matita, che regala tavole sublimi. E poi lamentati, perché la protagonista muore, togliendosi la vita. Da “Strappare lungo i bordi” a “strappiamoci i capelli” è stato un attimo.
A qualcuno questa storia è andata subito di traverso e l’ha rigurgitata insieme all’immancabile polemica. D’altronde, ai tempi dei social network, sono più che sufficienti poche voci dissonanti per sollevare un “caso”.
“Ho scelto Biella perché una volta al bar mi hanno detto che è un posto dove si muore dentro”, la spiegazione dell’autore, Michele Rech, alla Stampa. Mannaggia a lui! Non poteva dire – che ne so – che con l’acqua più leggera d’Europa siamo il posto più zero calcare d’Italia? Invece no, una semplice e casuale associazione di idee, dunque. Una città, Biella, che nell’immaginario potesse rappresentare un po’ tutte quelle piccole realtà di provincia in cui, soprattutto da giovani, “si muore dentro”; uno di quei luoghi dai quali spesso si vuole scappare, non perché brutti o cattivi, ma semplicemente perché stretti, per mille possibili ragioni.
Ce ne sono a decine nel nostro Paese; uno di questi, non Biella, è quello in cui realmente si è consumata la fiamma di Alice. Eppure alcuni biellesi – anche tra i media e i politici – l’hanno presa sul personale, come se qualcuno avesse addossato la “colpa” di quell’epilogo a Biella, dipinta come un luogo oscuro (ma quando mai? Al massimo appare come l’ultimo malinconico rifugio, sereno e sicuro, che tuttavia non è bastato).
Un impeto di ingiustificata egomania, dunque. Un po’ come quello di Zero quando si mette ingenuamente al centro della storia e si autoflagella per la morte dell’amica, ché magari se lui avesse colto i segnali del suo interesse… Ché forse sarebbe stato tutto diverso. Come se un suicidio fosse così semplice da spiegare, come se le persone fossero qualcosa di facile da comprendere.
Zerocalcare indica la luna, lo smarrimento di una generazione – la nostra – sedotta e tradita. Una generazione cresciuta nell’illusione di potersi disegnare e ritagliare il proprio posto radioso nel mondo, per poi scoprire che quel posto spesso non c’è, e doverci fare i conti. Ci racconta della frustrazione di una donna che all’alba dei quarant’anni è costretta a tornarci, a Biella, a casa dei genitori anziani, perché nonostante l’impegno, le energie, la dedizione e la passione, a Roma non riesce più a mantenersi.
Accenna a relazioni tossiche. Ci parla del disagio che spesso emerge come effetto collaterale della nostra società, sempre più di corsa, sempre più individualista, dove viviamo con il terrore di restare indietro e non ci accorgiamo che tutti abbiamo il fiatone. Ci ricorda le fragilità e il senso d’inadeguatezza da sempre tipici dell’uomo. A Biella, così come a Rebibbia o ad Agrigento.
E noi? Noi possiamo guardare la luna e riflettere, oppure fermarci al solito dito, Biella. E lamentarci. Perché qui non si muore davvero dentro, ma di sicuro abbiamo la coda di paglia.
C’è chi si arrabbia, chi si offende, e poi ci siamo noi, che invece abbiamo pianto per quasi tutta la durata dell’ultima puntata, perché di storie di Alice ne conosciamo tutti, anche se d’istinto tendiamo a nasconderle sotto il tappeto della memoria. Vederla ambientata qui, tra scorci e panorami familiari, l’ha soltanto resa ancora più vicina, ancora più dolorosa, ancora più reale. E dopo aver versato tutte le lacrime del caso, ci si sente meglio, tra catarro e catarsi.
Rimane solo un’incredibile voglia di andare a prendere un gelato, magari al Piazzo.
Matteo Floris
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Giacomo
27 Novembre 2021 at 21:28
Finalmente una persona sana di mente. Articolo bellissimo che spiega alla perfezione il perché è stata scelta Biella. Non c’era nulla di male nella scelta della nostra città. Alcune persone si sono offese solo perché va di moda farlo. Del resto è un dato di fatto considerando il modo di pensare e di vivere del biellese borghese medio. Grazie ZEROCALCARE, la serie è bellissima e vale la pena di guardarla e rifletterci sopra. Lo dice un cinquantenne che ne ha viste di tutti i colori nella vita. Biellesi, rilassatevi, abbiamo VERI problemi ben più grossi da affrontare! P.S. Il FRECCIA ROSSA che arriva a BIELLA. AH AH AH AH AH AH AH AH
Maurizio
28 Novembre 2021 at 12:15
Bellissimo articolo
Facile indignarsi ” si costerna di indigna si impegna poi getta la spugna ” ( DeAndre )
Meditate istituzioni
Daniela Leone
28 Novembre 2021 at 8:43
Che bell’articolo! Non credevo fosse possibile leggere ancora degli articoli così,scritti con mente e cuore e non solo per fare felice l’opinione pubblica…
Michele Carini
28 Novembre 2021 at 10:31
Concordo con quanto scritto sull’articolo e sul commento di Giacomo. Mi chiedo come potrebbero reagire social e politici leggendo alcune pagine del mio romanzo La nota di Dio. Infatti in questo libro ho descritto Biella e dei biellesi, ma a differenza di Zerocalcare, vivendo nella nostra città, ho esplicitato la cruda realtà.
Riccardo
28 Novembre 2021 at 10:41
Esattamente forse l’unica cosa su cui dobbiamo scandalizzarci è il freccia rossa che arriva a Biella e non si parla dell’odissea che i pendolari devono fare per tornare a casa! Servirebbe una sola stagione del cartone per trattare i viaggi dei pendolari sia verso Torino che verso Milano: treni soppressi (anche sulla linea ToMiTo), treni locali che partono quando arrivano i pendolari sulla banchina scesi di corsa dal RV (Novara), i passaggi a livello guasti.
Poi ricordiamo sempre che se sei a Torino l’ultimo treno utile per tornare è alle 20, non oltre e questo non solo per Biella ma per qualsiasi stazione della tratta Torino Milano.
Questa è l’unica pecca del cartone che è veramente irreale! Ha dipinto un viaggio troppo bello per essere vero.
giacomo
30 Novembre 2021 at 12:57
A Zedrocalcare, vieni a Biella che ce famo n’gelato!!! Fumettista TOP !!!!
Andrea Guelpa
1 Dicembre 2021 at 3:16
Non giudico la serie perche veramente non l’ho vista. L’articolo mi sembra interessante, ben scritto ed esplicito.il problema è che vedo da 50 anni, Biella morire. Non c’è industria,ne vie di comunicazione, ne turismo. È bella almeno per me. Ma sta morendo. Magari i nostri rappresentanti dovrebbero incominciare a cercare soluzioni