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Torna l’ora legale, nella notte lancette avanti di un’ora

Questa modifica temporale porta con sé un vantaggio significativo legato al risparmio energetico

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Torna l'ora legale, nella notte lancette avanti di un'ora
Torna l'ora legale, nella notte lancette avanti di un'ora

Torna l’ora legale, nella notte lancette avanti di un’ora. questa modifica temporale porta con sé un vantaggio significativo: un’ora in più di luce naturale ogni giorno fino al 27 ottobre, data in cui si farà ritorno all’ora solare.

Torna l’ora legale, nella notte lancette avanti di un’ora

Questa notte, ovvero tra il 30 e il 31 marzo, scatta l’ora legale. Alle 2:00 i cittadini saranno chiamati a spostare in avanti le lancette dell’orologio di un’ora, sacrificando così un prezioso momento di riposo. Tuttavia, questa modifica temporale porta con sé un vantaggio significativo: un’ora in più di luce naturale ogni giorno fino al 27 ottobre, data in cui si farà ritorno all’ora solare.

Meno consumo di energia

L’adozione dell’ora legale, durante i mesi più luminosi della primavera e dell’estate, è pensata per ottimizzare l’uso della luce solare e per ridurre il consumo di energia elettrica. Questa pratica, oggetto di dibattito da diversi anni, si ripete ciclicamente due volte l’anno, con il suo passaggio dall’ora solare all’ora legale e viceversa.

Un grande risparmio

Secondo le stime di Terna, società responsabile della gestione della rete elettrica nazionale, l’Italia risparmierà circa 90 milioni di euro durante i sette mesi di ora legale grazie a una riduzione del consumo di energia elettrica pari a circa 370 milioni di kWh. Questo comporterà anche un beneficio ambientale notevole, con una riduzione stimata di circa 170 mila tonnellate di emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera.

Il calcolo del beneficio economico per il periodo di ora legale nel 2024 tiene conto del costo medio del kWh per il cliente domestico tipo, pari a circa 24,3 centesimi di euro al lordo delle imposte. I 370 milioni di kWh di minor consumo di elettricità equivalgono al fabbisogno annuo medio di oltre 150 mila famiglie.

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