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Sushic di Biella? Lasciate perdere
BIELLA – Egregio direttore, desidero condividere la nostra esperienza al Sushic di viale Macallé, a Biella.
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Amanti del sushi e del Giappone da una ventina d’anni, avremo girato almeno una cinquantina di ristoranti di questo tipo in Italia e non. Arriviamo in 2 coppie il sabato sera e veniamo sistemati in un tavolo “plebeo” senza vista sull’acqua (che comunque non avevamo richiesto, sia chiaro). Il locale è obiettivamente bellissimo e dopo aver perso qualche minuto a contemplarlo cominciamo a compilare il foglio delle ordinazioni, sperando che il cibo sia all’altezza di tanta meraviglia.
Arrivata la cameriera lo “confisca” dicendo che non si può ordinare tutto subito perché farebbero confusione in cucina. Ricominciamo da capo e poco dopo il foglio viene riconfiscato perché è compilato in modo sbagliato. Avevamo ordinato una tartare ed un sashimi per tipo e non è concesso. O mangi il tonno o il salmone. In più ci viene detto, in maniera decisamente poco educata, che ordinare troppo non è mangiare bene e dobbiamo cambiare il modo di ordinare. Quindi ci troviamo in un “all you can eat” in cui non puoi ordinare quello che vuoi e in parte nemmeno quanto ne vuoi. In caso lo si faccia verrete ripresi.
La cameriera oltretutto comincia a correggere liberamente le ordinazioni dicendo “no, di questo gruppo ne potete scegliere 1 a testa, di quest’altro massimo 2, uno a coppia”. Uno a coppia. Quindi ci sarebbe un piatto che in teoria da soli non si potrebbe ordinare. Il tutto mettendoci una fretta assurda, quindi non mi chieda di che piatto si tratti, non l’ho capito. Ancora non era arrivato nulla sul tavolo e l’atmosfera era già rovinata. Arrabbiati e delusi stiamo per alzarci ed andarcene ancor prima di mangiare ma (stupidamente) io insisto con gli altri per dargli una possibilità.
Il sushi semplice è abbastanza buono, ma nulla che già non abbia mangiato in altri posti simili e all’apparenza molto meno blasonati. Inoltre il sushi sashimi mix arriva, ma senza il sashimi! E non lo si può riordinare. Quindi il sashimi non lo si mangia. Arrivano altri piatti, i carpacci di salmone e il tonno scottato. Il cameriere, stracarico, ha il pollice (senza guanti) a mollo nella salsa ponzu del mio Carpaccio, nel pieno dispetto non solo delle norme anti covid ma anche semplicemente di quelle igieniche basilari.
Sarà il peggio? Ma certo che no, il piatto di tonno scottato ha al suo interno il bigliettino di carta dell’ordine che probabilmente indica il tavolo. Forse è come per i biscotti della fortuna. Foto allegata.
Arrivano i mix degustazione di ravioli (pessimi). Ed è questo il momento in cui mi sento Fantozzi al cenone di capodanno. Uno dei ravioli cade in terra al cameriere mentre tenta di passarci i piatti. Lo fissa al suolo, poi alza gli occhi verso di noi e mi sembra di intravedere sotto la mascherina una espressione del tipo “fa lo stesso, no?”. E se ne va. Il raviolo resta al suolo, tristemente dimenticato e non raccolto per tutta la serata. Foto allegata. Ovviamente nessuno ci porterà mai il raviolo mancante.
Nel mentre un altro cameriere che sta servendo i nostri vicini di tavolo, lo fa col naso fuori dalla mascherina. E mi rendo conto che è il problema minore. Sconfortato abbasso gli occhi sul mio tavolo, 2 pezzi di Uramaki avanzati da mia moglie sembrano fissarmi. Mi dice che il gambero fritto in tempura all’interno del rotolino di riso ha parte del guscio mischiato alla polpa e le sembra di mangiare il pesce con le lische. Essendo fritto, in tempura e all’interno dell’uramaki è impossibile toglierlo. Foto allegata.
Mi chiede di finirlo per lei, dicendomi “o mangi la minestra o salti la finestra”. Ed io mi immagino un novello Patrick de Gayardon nel tentativo di effettuare un base jump estremo. Capisco anche che la tecnica di ordinare a scaglioni per evitare confusione in cucina non è servita allo scopo. Alcuni piatti non ci sono arrivati né arriveranno mai. Altri, ordinati all’inizio, arriveranno dopo più di 2 ore e il locale non era affatto pieno. Ci manca la forza pure di contestare. In definitiva la proporzione tra pesce e riso é fortemente sbilanciata verso il secondo ingrediente, nel palese tentativo di limitare il consumo della materia prima pregiata che però, per lo meno, appare di buona qualità, ma mal preparata. Come se avessi del whisky invecchiato 20 anni e ci facessi whisky e coca… Un delitto!
Le bottiglie d’acqua (purificata a 3,33 € al litro, manco fosse perrier), 4 in totale, vuote son rimaste sul tavolo, su di cui lo spazio latitava, tutta la sera sera senza che nessuno le portasse via. Per finire,sul tavolo nemmeno una tovaglia o un sottopiatto e ti tocca posare bacchette e posate spesso sul nudo legno perché il piatto ti viene portato via. Già normalmente non è il top ma in questo momento in cui l’igiene è fondamentale, lo ritengo una pecca grave.
Alla cassa, moto gentilmente, ci offrono almeno l’amaro… Un punto a favore almeno per la buona volontà. Ad aprire in questo momento ci va coraggio. Ma a parte il locale, obiettivamente bellissimo, il resto è tutto da rivedere. Il sushi ha tutto lo stesso sapore, se vi piace il sashimi o il pesce crudo senza riso, ne vedrete poco. I piatti di questo tipo sono contingentati. Posto ideale per andarci con una donna alle prime uscite, in cui importa poco la sostanza, perché mangerete poco per darvi un contegno ed invece baderete molto alla forma, cioè al locale stupendo e al sottofondo piacevole di musica lounge. Se invece vi interessa mangiare del buon sushi siete nel posto sbagliato. Peccato davvero.
Su una scala di 10: Servizio 1, cibo 4, location 9, qualità-prezzo 4.
Lettera firmata
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Angela CarłaDelprato
22 Giugno 2020 at 23:18
Ho letto non pochi commenti che attaccavano chi ha avuto tempo da perdere nell’esporre nel dettaglio, in questa lettera firmata, i disservizi ricevuti. Personalmente sono invece grata per essere stata informata prima di ciò che potrebbe essere, laddove decidessi di fare la mia esperienza. Così sceglierò se rischiare oppure se contribuire a riempire le casse di un LOCALE ITALIANO che più che avere coraggio ad aprire, come questo ristorante asiatico, magari rischia di chiudere!!… mentre noi ci si infervora attaccando un italiano che manifesta solo il rammarico di una cena che valeva soltanto nella location. E si evince, dalle fotografie, la quantità e a zoommare quasi la qualità.