Attualità
Susanna Peraldo, così la ricorda il collega e amico Giorgio Pezzana
“Voglio credere che ora abbia ritrovato i suoi genitori, ai quali era molto legata e la Luce del Signore, alla quale ha guardato per tutta la sua vita”
In ricordo di una collega e amica
Da quando ieri sera ho saputo della dipartita di Susanna Peraldo, collega ed amica per molti anni, ho pensato e ripensato a lungo su come avrei voluto ricordarla con queste righe. In realtà, su Susanna si potrebbe scrivere un libro per raccontare l’intensità della sua esistenza. Abbiamo lavorato gomito a gomito per tanti anni presso la redazione della storica ed ultrasecolare testata de “il Biellese”. Ma lei ha sempre operato su due fronti: il giornalismo, ove ha messo in campo la sua grande professionalità e la sua assoluta trasparenza morale e l’area sociale, che l’ha vista dedicare tutta sè stessa ai più fragili, ai meno fortunati, a chiunque vivesse il disagio e la sofferenza. Sino a giungere alla realizzazione del suo sogno: una comunità agricola ove coltivare la terra ed accogliere persone in difficoltà alle quali offrire una seconda opportunità. A questo progetto, al quale già dedicava molte energie quando ancora la sua attività primaria era il giornalismo, ha rivolto tutte le sue forze dal momento del suo pensionamento. Donna dotata di una fede solida che preferiva esprimere con le azioni piuttosto che a parole, credo sia la persona di mia conoscenza che meglio abbia saputo interpretare i concetti evangelici. La potrei definire una “manager della solidarietà” per la sua determinazione, la sua razionalità, la sua fermezza nel cercare ogni soluzione possibile per fare del bene al prossimo. Sono tanti gli aneddoti che ci hanno fatti sorridere, divertire, ma anche riflettere sul mondo che ci stava intorno. Ne voglio ricordare solo uno, piacevole, che ha segnato il nostro percorso professionale. Insieme sostenemmo a Roma gli esami per diventare giornalisti professionisti, le prove scritte e, qualche settimana dopo, quelle orali. E quando, a conclusione delle prove orali, apprendemmo di avercela fatta, ci concedemmo una pizza in piazza Navona prima di correre in taxi sino all’aeroporto per tornare a casa. Fu un momento molto intenso. Voglio credere che ora Susanna abbia ritrovato i suoi genitori, ai quali era molto legata e la Luce del Signore, alla quale ha guardato per tutta la sua vita. Susanna non amava farsi fotografare e l’immagini che pubblico è l’unica che ci vede insieme, in redazione, un po’ di anni fa.
Giorgio Pezzana
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