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Quindici anni fa moriva Augusto Festa Bianchet

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Quindici anni fa, di questi tempi, veniva pestato a morte Augusto Festa Bianchet e Biella perdeva la propria verginità.

Quindici anni fa, di questi tempi, veniva pestato a morte Augusto Festa Bianchet e Biella perdeva la propria verginità.
Correva l’anno 2002. Italiani ed europei erano alle prese con l’avvento della moneta unica, il mondo seguiva con il fiato sospeso le vicende dell’Argentina sull’orlo del default, a Guantanamo arrivavano i primi prigionieri talebani. Biella, invece,  nella fredda e anonima notte tra il 23 e il 24 febbraio, faceva la conoscenza della violenza più assurda e gratuita, quella che sarebbe costata la vita allo storico senzatetto di piazza Vittorio Veneto, all’epoca conosciuta semplicemente come “la Standa”.
Augusto venne brutalmente picchiato sotto i portici che oggi portano il suo nome. I suoi assassini si accanirono su di lui. Sbatterono la sua testa contro il muro, lo presero a calci e lo lasciarono a terra, in fin di vita. Qualcuno, rimasto anonimo, udì i lamenti del clochard e diede l’allarme da una cabina telefonica.
Seguirono la corsa in ospedale e disperati tentativi di salvarlo. Inutili. Festa Bianchet entrò in coma poche ore dopo e non si risvegliò più. Morì dopo ventidue giorni di agonia, il 18 marzo.
L’aggressione scosse tutta la città, anche quella grande fetta di popolazione che aveva sempre mal digerito la sua presenza, ingombrante e a volte fastidiosa.
Il caso ottenne la ribalta nazionale, furano fatte indagini, vennero celebrati processi. A distanza di quindici anni, però, i colpevoli della morte di Augusto sono ancora senza nome.
Un uomo venne condannato a dieci anni per il concorso nell’omicidio. Era il supertestimone Nicola Casarulo, morto pochi mesi più tardi. Non vennero mai individuati, invece, gli esecutori materiali. Due giovani biellesi furono accusati proprio da Casarulo (la cui attendibilità venne però messa in dubbio a causa delle diverse versioni fornite nel corso del tempo), ma vennero ritenuti innocenti e assolti dalla Corte d’Assise d’Appello di Torino, al termine dell’iter giudiziario.
Per quel sangue sotto i portici della Standa, quindi, nessuno ha mai pagato.

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