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Questa pandemia all’italiana

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Come in tutte le cose, pure adesso, osservando gli ampi contorni di quest’emergenza, salta agli occhi, con un effetto droplet che infetta lo sguardo d’una sociologia spicciola, l’esistenza e la resistenza di una pandemia all’italiana. Al netto dell’aspetto tragico e di un dolore sociale inespresso, ma rimasto per ora sottotraccia, resta in tutta evidenza…il grottesco e surreale aspetto degli effetti quotidiani di questa clausura e della sua anomala normazione.

Di decreto in decreto, di contraddizione in contraddizione, dal nazionale al regionale le norme s’inseguono come in un gioco d’imprevisti e probabilità creando una legittima confusione. Ormai, una cabina di regia o una task force non la si nega a nessuno; sia questa nazionale o locale, poco importa. Nota di colore: il primato spetta al Ministero dell’Istruzione che, pur essendo a gestione biellese, non si risparmia con un paio di comitati e oltre 100 “esperti” in organico.

Ogni giorno, scorrendo giornali locali e pure no, risulta sempre più evidente la perdita di senso e di buon senso di ciò che stiamo facendo e come lo stiamo vivendo. Al di là delle valutazioni di merito sulle regole che ci siamo (ci hanno?) dati, necessarie per limitare la diffusione del virus, gli episodi che riempiono le pagine di cronaca sono disperanti: l’utilizzo del drone municipale, in un’azione combinata tra Vigili urbani e Protezione civile, bracca una coppia al Gorgomoro, salvo poi scoprire che abita nel raggio d’azione normativo e i componenti si muovevano a oltre 1,82 metri l’uno dall’altra; Polizia locale e Carabinieri impegnati in un’azione congiunta inseguono e bloccano un runner in fuga sulla Trossi; una pattuglia sorprende una famiglia di Mezzana fuori casa con l’unico alibi della spazzatura da gettare e viene multata, per “uscita familiare non autorizzata”, di 840 euro (280 a componente).

Cronaca nerissima, che solleva più di un ridicolo dubbio sul possibile eccesso di zelo alla Otello Celletti da parte delle forze dell’ordine. E se non sapete chi è Otello, cercatelo su Internet.

Beninteso che la controparte è affetta da un’italianità che ci rende intolleranti alla nascita a qualsiasi restrizione imposta dal potere costituito, e che quindi o il provvedimento è drastico o proprio non ce la facciamo, e autocertifichiamo bizantine fantasie per aggirare ogni regola. Non bastasse questo, pare che abbiamo riscoperto il piacere della delazione. O forse l’abbiamo solo rispolverato, perché una certa passione per le disgrazie altrui l’abbiamo sempre avuta, per invidia sociale o solo per pararci il culo.

Fuor di scherzo però, sembra davvero che la sicurezza-spettacolo abbia avuto la meglio sul benessere sociale: abbiamo perso di vista l’obiettivo e la mascherina si è trasformata in museruola, mostrando l’impossibilità di un rapporto maturo tra cittadini e istituzioni.

A proposito di quest’ultime: dalle dichiarazioni raccolte qua e là sembra proprio che a cuore abbiano soltanto la sicurezza, declinata in “ordine e disciplina” come ama esternare il nostro vicesceriffo, fiero come un bimbominkia qualsiasi dei suoi aeromodellini quando dichiara che “l’utilizzo di questi apparecchi elettronici non è che all’inizio”.

Un malinteso senso di sicurezza quindi, che però è nelle corde – anche elettorali – di questa amministrazione cittadina che sacrifica al proprio rondeggiare il ragionamento su cosa ne sarà a breve della città. Facendo, insomma, ciò che gli riesce meglio: intimidire i cittadini, piuttosto che rassicurarli proponendo loro un futuro possibile. Vien quasi da chiudere – e lo faccio – con l’accorata esortazione fatta a Otello Celletti dal suo superiore in grado: «Ti invito soltanto a non applicare la legge ottusamente come una macchina, ma a interpretarla».


Lele Ghisio

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