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Peste suina, Coldiretti Biella-Vercelli presente all’incontro con il Commissario

Tra le diverse richieste anche la caccia di selezione notturna

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“Sono principalmente tre i punti focali da cui non possiamo più prescindere: creare le condizioni affinché le imprese possano riprendere l’attività di allevamento dei suini nelle aree soggette a restrizione, incrementare e rendere più efficaci gli abbattimenti, anche in zona buffer e in quella infetta, che nello scorso anno sono arrivati a superare appena i 27 mila, quando l’obiettivo era quello di raggiungere i 50 mila, e sviluppare una filiera non legata al cibo per la carne di cinghiale”.

E’ quanto ha messo in evidenza Coldiretti Piemonte durante l’incontro, svoltosi ad Alessandria, con il nuovo Commissario Straordinario alla Pesta Suina Africana, Vincenzo Caputo, al quale hanno preso parte il presidente regionale, Roberto Moncalvo, il delegato confederale, Bruno Rivarossa e tutti i presidenti e i direttori delle federazioni provinciali. Per la federazione di Vercelli-Biella era presente Livio Rigazio, su delega del Presidente Roberto Guerrini, insieme al Direttore Luciano Salvadori.

“Un incontro fortemente voluto dalla nostra organizzazione per analizzare insieme la gravità della questione, le urgenze e le relative misure di contenimento, attualmente, ancora insufficienti per contrastare il dilagare dell’epidemia con i casi di cinghiali infetti arrivati, la scorsa settimana, a 404 in Piemonte, come riporta il Bollettino Epidemiologico nazionale – spiegano il Presidente di Coldiretti Vercelli-Biella Roberto Guerrini e il Direttore Luciano Salvadori – Abbiamo fatto presente al Commissario come risulti necessario attuare azione specifiche e fornire al più presto risposte concrete sia alle imprese che risiedono ed operano nelle zone ormai da tempo vittime del dilagare dell’epizoozia, che agli allevamenti situati nelle altre aree del territorio. Occorre creare le condizioni che permettano di limitare al massimo, per giungere nel più breve tempo possibile ad un effettivo azzeramento, il rischio a cui sono potenzialmente esposti l’intero comparto e la filiera suinicola piemontese che conta circa 3 mila aziende, un fatturato di quasi 400 milioni di euro e 1 milione e 200 mila capi destinati, soprattutto, ai circuiti tutelati delle principali Dop italiane per la preparazione della miglior salumeria nazionale, come il prosciutto di Parma e San Daniele. Dal confronto si è aperto un dialogo costruttivo e proficuo con il Commissario Straordinario alla PSA che ha dimostrato un’importante disponibilità a collaborare con i territori, anche un profondo pragmatismo e una forte competenza, con una posizione che si conferma essere di apertura verso le necessità specifiche del territorio. Abbiamo chiesto ed ottenuto la possibilità di costruire gabbie e recinti nelle zone di restrizione ed abbiamo fatto anche presente la necessità di attivare la caccia di selezione notturna, così come è emersa una apertura nel voler approfondire con le aziende interessate il discorso della filiera no food. Inoltre, abbiamo ribadito la nostra disponibilità e il nostro supporto ad una gestione concreta, con misure straordinarie che vanno trovate con urgenza vista la situazione che perdura già da oltre un anno e che va superata oltre che limitata affinché non si estenda ulteriormente. Le imprese agricole e la popolazione devono essere tutelati e la regione messa in sicurezza dal dilagare del numero di cinghiali – concludono Guerrini e Salvadori – attraverso una strategia che permetta di avviare un reale processo di eradicazione dal nostro territorio della Peste Suina Africana”.

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