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Peppino Buoso, una vita dedicata alla musica

Dopo aver trascorso 25 anni all’estero suonando con gruppi diversi, è tornato a Cossato e ha avviato l’ormai storico “Disco d’oro”

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COSSATO – Prosegue a spasso per il Biellese questo meraviglioso viaggio tra i nostri amati anziani. Se anche voi volete essere intervistati scrivete a mauro.pollotti@laprovinciadibiella.it o contattate la nostra redazione al numero: 015/32383 o ancora telefonate al nostro redattore Mauro Pollotti (346- 79.36.093).

La storia che raccontiamo in questo articolo è quella di Giuseppe Buoso, conosciuto da tutti come Peppino, classe 1940, nato a Cossato esattamente il 14 aprile, titolare dello storico “Disco d’oro”, negozio di strumenti musicali.

Partiamo dalle origini. Peppino, parliamo della sua famiglia. In quanti eravate
«Mio papà si chiamava Gelindo, mentre mamma di nome faceva Natalina – spiega -. Lui di mestiere recuperava ferri vecchi, mentre lei era casalinga. Hanno avuto tre figli: mia sorella Giuseppina, mio fratello Benito, conosciuto come “Benny” e apprezzato musicista che vive in Norvegia, ed io».

Ci sono dei ricordi dell’infanzia che le sono particolarmente cari o impressi nella memoria?
«Di quando ero bambino non ricordo nulla di particolare. Ho frequentato le scuole fino alla quinta elementare, poi ho smesso, tanti a quei tempi facevano così – dice ancora -. Ho iniziato presto a lavorare, all’età di 14 anni. Ho cominciato aiutando papà nella sua attività di recupero materiali. Intanto io, che sono sempre stato amante della musica, suonavo e cantavo. Nel 1960 ho conosciuto Paola, la mia futura moglie a “La Sportiva” – l’ex Caravel di via Mazzini – locale in cui facevo serate. Lei veniva a ballare. Ci siamo visti e piaciuti subito. Ci siamo sposati dopo quattro anni. Nel frattempo io viaggiavo ancora anche all’estero. Continuavo a cantare e a suonare la batteria. Dalla nostra unione è nata Cristina, nel 1967».

Peppino, quando ha deciso di avviare l’attività in città?
«Dopo 25 anni trascorsi all’estero, precisamente nel 1986. Come ho anticipato, facevo serate musicali un po’ ovunque e, un giorno, al mio rientro in Italia, ho deciso di aprire un piccolo negozio di strumenti musicali, il “Disco d’oro”. Dopo aver lavorato duramente per quattro anni, facendo la classica gavetta, ho deciso di ampliare la planimetria, acquistando lo stabile ex Sip, ubicazione in cui mi trovo ancora oggi, che tutti conoscono, in via Marconi».

Ci sono aneddoti del suo lavoro che ricorda con emozione?
«Nei primi anni in cui giravo a fare serate, partecipai a diversi programmi televisivi. Su tutti ricordo con eccitazione l’incontro con Mike Bongiorno. Per noi era stato un evento eccezionale, soprattutto per quei tempi. All’età di 18 anni suonavo con l’orchestra “Tony Gaspar” e con i “5G”. Abbiamo fatto tanti concerti insieme e altrettante serate le ho fatte nei locali del nostro territorio. Mi viene in mente quella volta che sono partito con il gruppo “Gli Innocenti” per una tournée ad Amburgo nella famosa Reeperbahn, dove abbiamo incontrato i Beatles. Loro si dovevano esibire in un locale non distante dal nostro. Erano agli inizi della famosissima carriera che poi hanno avuto. Dopo essere rientrato per qualche mese in Italia, sono in seguito ripartito per la Svizzera, prima con il trio “Azzurro” e negli anni successivi con un altro trio, i “Comet”. Ci eravamo proposti in diversi hotel, anche in Germania e in Austria. Per il resto ho sempre lavorato tanto e con molti clienti affezionati».

Peppino nel tempo è diventato un punto di riferimento sul territorio per gli strumenti musicali e per le attrezzature annesse. Una persona speciale anche per gli appassionati della musica anni Ottanta e Novanta. Quando pensa di ritirarsi a vita privata, andare in pensione o di seguire i suoi hobby?
«Io credo mai. Il negozio è la mia passione, la mia vita. Ho sempre suonato. Ho smesso soltanto qualche anno fa. Adesso la musica è il mio grande hobby».

Quali consigli si sente di dare ai giovani che vogliono avvicinarsi al mondo della musica?
«Suggerisco ai ragazzi di studiare, studiare tanto, altrimenti non combinano nulla di concreto. Nel Biellese ci sono ancora parecchi locali in cui si suona, ma di fatto i giovani faticano poi ad inserirsi nelle orchestre e a trovare lavoro. Ragazzi datevi da fare, studiate».

Dunque sono sempre tanti i giovani che si rivolgono a lei?
«Certamente, c’è sempre tanta voglia di fare musica. I ragazzi spesso vengono da me a cercare le loro prime chitarre».

Mauro Pollotti

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