Seguici su

Attualità

Pan e Vin di Valdengo, esempio perfetto di integrazione

Pubblicato

il

A Valdengo si festeggia da circa 40 anni la ricorrenza dell’Epifania con le celebrazioni del “Pan e Vin”: si accende il falò propiziatorio di inizio anno e si consuma la pinza, un dolce tipico della cucina povera del Nord Est d’Italia. La festa, che oggi rappresenta una delle tradizioni più sentite a Valdengo, è stata importata dal Veneto e introdotta da Lino Lava e da sua moglie, originari di Meolo, in provincia di Venezia, e di Monastier, in provincia di Treviso che, trasferitisi a Valdengo e con il sostegno della comunità veneta, diedero al paese un nuovo impulso di vitalità organizzando festeggiamenti ed iniziative che rivitalizzarono il borgo, creando un nucleo di aggregazione e unità per i suoi abitanti.
Questo è uno dei casi più emblematici di perfetta integrazione che si riscontrano nel Biellese, in cui culture diverse si sono mescolate assieme e senza snaturarsi e superando le reciproche diffidenze iniziali, hanno creato nuove tradizioni e nuovi riferimenti di identità culturale.

Nel Biellese, esempi di convivenza arricchente sono documentati nel “Museo delle Migrazioni, Cammini e Storie di Popoli” di Pettinengo, il cui allestimento è curato dalla comunità dei sardi del circolo “Su Nuraghe” di Biella. Il museo raccoglie materiale sulle genti locali e sui flussi migratori che hanno interessato il nostro territorio, sia quando abbiamo dovuto abbandonarlo per necessità sia quando abbiamo richiamato persone da altre regioni per l’abbondanza di lavoro nelle nostre terre.

Nell’ambito dei progetti del museo, in questi giorni è in esposizione il “Presepe delle Migrazioni”, opera minuziosa di un artigiano di Ponderano, che ha riprodotto le ambientazioni di diverse culture nel medesimo contesto: su uno sfondo rappresentato dalle montagne locali, convivono paesaggi Valser e della Valsessera popolati da personaggi in abiti tradizionali delle diverse regioni d’Italia, per ricordarci che siamo tutti esuli, a partire da Maria e da Giuseppe che furono costretti a migrare in Egitto per sfuggire ad Erode.

Lo scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun dice che ognuno di noi è e sarà sempre lo straniero di qualcun altro e imparare a vivere insieme significa lottare contro il razzismo, per non trasformare le differenze in disuguaglianze.
Vittorio Barazzotto

Continua a leggere le notizie de La Provincia di Biella e segui la nostra pagina Facebook

E tu cosa ne pensi?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *