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Ore di attesa al pronto soccorso e poi la beffa…

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Ore di attesa al pronto soccorso dell’ospedale di Biella e beffa finale. La disavventura è accaduta a Vincenzo Lerro, fondatore della casa editrice Lineadaria di Biella che ha raccontato quanto accaduto ai suoi amici su Facebook.

Ore di attesa al pronto soccorso dell’ospedale di Biella e beffa finale. La disavventura è accaduta a Vincenzo Lerro, fondatore della casa editrice Lineadaria di Biella che ha raccontato quanto accaduto ai suoi amici su Facebook.

  E’ accaduto pochi giorni fa. Non l’ho sentita da terzi, è successa a me. Di persona.
Ore 5,50 del mattino, arrivo al Pronto Soccorso dell’ospedale di Biella (o di Ponderano? Non mi è ancora sufficientemente chiaro…) con un’ambulanza del 118. A sirene e lampeggianti spenti, non è nulla di grave.
Ho solo passato un’intera nottata a vomitare anche l’anima e sento qualcosa in gola che mi dà veramente fastidio, sia quando deglutisco la saliva che quando respiro. Come se ci fosse qualcosa che non vuole andare né su né giù.
Il medico del 118 mi dice che può capitare dopo aver rimesso così tante volte. “Ma se vuole stare più tranquillo, andiamo al Pronto”.
“Ok, andiamo al Pronto”.
Entriamo: il dottore parla con l’infermiera del Triage e mi dice di andare in sala d’attesa. Non c’è nessun altro. Prima di me, intendo.
Allora penso, meno male, ‘sto giro me la cavo in fretta: mi guardano e me ne torno a casa. Anche se mi hanno assegnato un misero codice bianco. Oh, non è che mi dispiaccia non essere grave… E’ solo per dovere di cronaca.
Mi sento le ossa rotte, la schiena a pezzi e la febbre alta. La testa mi fa male.
Passa mezz’ora. Niente.
Alle 6,30 circa, senza dirmi una parola, l’infermiera del Triage se ne va. Perfetto, Triage vuoto. Sarà normale? Boh.
Alle 6,50 (quindi al Triage non c’è stato NESSUNO per circa 20 minuti) arriva un infermiere con il caffè in mano. Con tutta calma si siede e alle 7 in punto riapre lo sportello.
Alle 7,20 chiedo all’infermiere di cui sopra se qualcuno può considerarmi, visto che sono lì ad aspettare da un’ora e mezza. “Il dottore sta visitando. Si accomodi”, mi dice.
FALSO. Prima di me non c’era nessuno. Una visita non dura un’ora e mezza. Inizio a incazzarmi ma sto davvero male e non ho voglia di fare storie.
Nel frattempo, arrivano altre persone. Soprattutto anziani, di sicuro in condizioni peggiori delle mie. Ovviamente passano davanti. E ci mancherebbe altro.
Il Pronto si anima, più o meno…
Alle 8,00 l’infermiere del Triage viene sostituito da un’altra infermiera. Alle 8,20 mi permetto di chiedere come mai nessuno mi abbia ancora guardato in faccia. L’infermiera, con gentilezza ed estremo candore, mi risponde: “Ma come, i miei colleghi non gliel’hanno detto che il medico, fino alle nove, non la può visitare?”
“No, non me l’hanno detto. Altrimentimenti me ne sarei tornato a casa già da un pezzo” sibilo a denti molto stretti.
Lei se ne accorge e mi dice: “Allora mi scuso anche a nome dei miei colleghi”.
Vorrei mandarla a quel paese, ma d’altra parte lei cosa ne può. E’ stata l’unica a dirmi la verità…
ODIO ESSERE PRESO PER IL CULO, ma tant’è.
Smadonnando me ne torno a casa e penso: cosa ti aspettavi? Sei pur sempre in Italia, prima ancora che a Biella…

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