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Operazione antidroga in carcere a Biella

Intervento in diverse case circondariali del territorio italiano

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Operazione antidroga in carcere a Biella

Operazione antidroga in carcere a Biella

Nelle prime ore della mattina di oggi martedì 25 febbraio, i Carabinieri del Comando Provinciale di Torino e personale del NIR – Nucleo Investigativo Regionale della Polizia Penitenziaria di Torino, coordinati da questa Procura della Repubblica nell’ambito di una duplice indagine a carico di 116 persone indiziate dei reati di “spaccio continuato di sostanze stupefacenti all’interno del carcere ”  e “accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti” hanno portato a termine 64 decreti di perquisizione personale e domiciliare nelle province di Torino, Alessandria, Biella, Vercelli, Cuneo, Sassari, Savona, Imperia e Modena, sia presso strutture penitenziarie che in private abitazioni.

L’indagine

I procedimenti penali, nel cui ambito sono stati emessi i decreti di perquisizione dai magistrati titolari, sono scaturiti da acquisizioni investigative secondo le quali all’interno della Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno” di Torino alcuni detenuti avrebbe avuto la disponibilità di telefoni cellulari.

Le indagini accuratamente svolte dai Carabinieri del Comando Provinciale di Torino e NIR – Nucleo Investigativo Regionale della Polizia Penitenziaria di Torino sotto la costante direzione della Procura della Repubblica hanno permesso di individuare e porre sotto controllo numerosi telefoni cellulari e smartphone nella disponibilità dei detenuti, introdotti all’interno della struttura carceraria, tra le diverse modalità, da parenti dei detenuti o dai detenuti stessi quando fruivano di permessi di uscita.
Le attività tecniche, protrattesi per molti mesi, hanno così consentito di monitorare un considerevole numero di apparecchi telefonici, utilizzati per mantenere relazioni con l’esterno della struttura detentiva, sia per motivi familiari sia in ragione dei rapporti con altri criminali operanti all’esterno. Tali ultime relazioni risultavano, quindi, finalizzate ad organizzare un articolato spaccio di sostanze stupefacenti che riuscivano a far entrare all’interno del carcere con varie modalità, per poi essere smerciate all’interno degli istituti, previo pagamento con carte prepagate. Le indagini preliminari, peraltro ancora in corso, hanno, pertanto, consentito di ricostruire e, quindi riscontrare, un grave quadro generale in ordine alla introduzione ed alla circolazione negli Istituti penitenziari di telefoni cellulari e, persino, di sostanze stupefacenti.

Nel corso delle due distinte indagini preliminari numerosi sono stati i sequestri e gli arresti in flagranza di reato, ancora oggi in contestazione, in occasione del rinvenimento di telefoni cellulari e sostanza stupefacente all’interno degli Istituti penitenziari oggetto di attenzione. Nel corso delle attività esecutive sono state impiegate più di 200 unità fra Carabinieri dell’Arma territoriale, militari del 1° Reggimento Piemonte e personale del Nucleo Investigativo Regionale e Centrale della Polizia Penitenziaria. Le indagini non hanno, allo stato, evidenziato specifiche responsabilità penali in capo a personale dell’Amministrazione penitenziaria in servizio nell’Istituto oggetto degli accertamento.

Il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ha collaborato nelle indagini, appunto, con il Nucleo Investigativo Regionale e Centrale della Polizia Penitenziaria. E’ importante rappresentare che le indagini preliminari sono ancora in corso di svolgimento e le acquisizioni investigative, a fondamento dei decreti di perquisizione a cui è stata data esecuzione, sono da ritenersi allo stato degli atti e fatti salvi i successivi accertamenti e le successive valutazioni di merito, per cui gli attuali indagati non possono essere considerati colpevoli sino a sentenza definitiva di condanna.

 

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