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“Non sono un barbone, voglio ricominciare a vivere”

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«Non sono un barbone, ho perso il lavoro e non vedo l’ora di rientrare a far parte del tessuto sociale».
Si chiama Giuliano Canova, ci ha accolti con il sorriso sulle labbra seduto su di una panchina del parco di via Rivetti, quella panchina che da tre mesi è diventata la sua dimora.
Soffre, nei suoi occhi glielo si legge che non sta bene, ma non si è perso d’animo, la voglia di combattere non gli manca, anzi.
La sua è una storia lunga, una di quelle che purtroppo se ne sentono tante, ma ogni volta hanno il potere di commuovere.
«Vorrei riprendere a vivere come tutti – spiega. Ho 62 anni. Fino a tre mesi fa avevo una casa ed un’occupazione. Lavoravo a Moncalieri presso un maneggio. Facevo il portinaio. Purtroppo l’azienda ha cambiato gestione, quindi i nuovi proprietari mi hanno licenziato con la scusa che non avevano bisogno di una figura come la mia. A quel punto ho deciso di tornare a Biella, la mia città natale. Da li in avanti mi sono messo alla ricerca di un lavoro. Ho bussato alle porte delle agenzie interinali, dell’Ufficio per l’impiego. La risposta è sempre stata la stessa: “non è semplice avviare al lavoro una persona di 62 anni”.
«Io non voglio essere additato come un clochard oppure come un disadattato. Sono una persona normale, con la sola differenza che ho perso il lavoro. Mi sono rivolto ai Servizi sociali del Comune di Biella. La risposta è stata: “possiamo affidarla al dormitorio pubblico ed alla mensa comunale”. Io non ho accettato. Preferisco dormire su di una panchina. Per fortuna, tanta gente che capita qui per passeggiare – continua l’uomo – giorno dopo giorno ha avuto modo di conoscermi. Ora sono tanti coloro che mi portano alimenti, mi danno una mano economicamente. Li ringrazio veramente di cuore. Spero che la mia situazione – conclude – possa sbloccarsi in breve tempo».
Destino vuole che forse si intravede la luce in fondo al tunnel. Ieri mattina, una giovane imprenditrice Francoise Fiorenzo, titolare della ditta J.D Maison – dopo aver appreso la notizia delle condizioni precarie di Giuliano, ha deciso di incontrarlo per cercare di capirne di più. Commossa dalla triste storia, gli ha fornito una tenda canadese per ripararsi dalle intemperie. Dopo averlo invitato domenica a pranzo a casa sua, gli ha esternato l’intenzione di volergli dare una mano, anche per trovare un’occupazione: «Spero – spiega la donna – di poter essere utile a Giuliano. Ho capito fin da subito che non si trattava di un nullafacente in attesa che qualche anima buona gli desse del denaro. Lui ha una voglia incredibile di mettersi in gioco. Unirò le mie forze a quelle di alcuni miei amici nella speranza di trovargli un lavoro. Io attualmente, nella mia azienda di servizi e pulizie come personale sono al completo. Ma, se tutto fila liscio, a breve dovrei prendere dei nuovi appalti privati. Se così sarà – conclude Francoise- Giuliano avrà una nuova occupazione».

«Non sono un barbone, ho perso il lavoro e non vedo l’ora di rientrare a far parte del tessuto sociale».
Si chiama Giuliano Canova, ci ha accolti con il sorriso sulle labbra seduto su di una panchina del parco di via Rivetti, quella panchina che da tre mesi è diventata la sua dimora.
Soffre, nei suoi occhi glielo si legge che non sta bene, ma non si è perso d’animo, la voglia di combattere non gli manca, anzi.
La sua è una storia lunga, una di quelle che purtroppo se ne sentono tante, ma ogni volta hanno il potere di commuovere.
«Vorrei riprendere a vivere come tutti – spiega. Ho 62 anni. Fino a tre mesi fa avevo una casa ed un’occupazione. Lavoravo a Moncalieri presso un maneggio. Facevo il portinaio. Purtroppo l’azienda ha cambiato gestione, quindi i nuovi proprietari mi hanno licenziato con la scusa che non avevano bisogno di una figura come la mia. A quel punto ho deciso di tornare a Biella, la mia città natale. Da li in avanti mi sono messo alla ricerca di un lavoro. Ho bussato alle porte delle agenzie interinali, dell’Ufficio per l’impiego. La risposta è sempre stata la stessa: “non è semplice avviare al lavoro una persona di 62 anni”.
«Io non voglio essere additato come un clochard oppure come un disadattato. Sono una persona normale, con la sola differenza che ho perso il lavoro. Mi sono rivolto ai Servizi sociali del Comune di Biella. La risposta è stata: “possiamo affidarla al dormitorio pubblico ed alla mensa comunale”. Io non ho accettato. Preferisco dormire su di una panchina. Per fortuna, tanta gente che capita qui per passeggiare – continua l’uomo – giorno dopo giorno ha avuto modo di conoscermi. Ora sono tanti coloro che mi portano alimenti, mi danno una mano economicamente. Li ringrazio veramente di cuore. Spero che la mia situazione – conclude – possa sbloccarsi in breve tempo».
Destino vuole che forse si intravede la luce in fondo al tunnel. Ieri mattina, una giovane imprenditrice Francoise Fiorenzo, titolare della ditta J.D Maison – dopo aver appreso la notizia delle condizioni precarie di Giuliano, ha deciso di incontrarlo per cercare di capirne di più. Commossa dalla triste storia, gli ha fornito una tenda canadese per ripararsi dalle intemperie. Dopo averlo invitato domenica a pranzo a casa sua, gli ha esternato l’intenzione di volergli dare una mano, anche per trovare un’occupazione: «Spero – spiega la donna – di poter essere utile a Giuliano. Ho capito fin da subito che non si trattava di un nullafacente in attesa che qualche anima buona gli desse del denaro. Lui ha una voglia incredibile di mettersi in gioco. Unirò le mie forze a quelle di alcuni miei amici nella speranza di trovargli un lavoro. Io attualmente, nella mia azienda di servizi e pulizie come personale sono al completo. Ma, se tutto fila liscio, a breve dovrei prendere dei nuovi appalti privati. Se così sarà – conclude Francoise- Giuliano avrà una nuova occupazione».

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