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Non ridate il tempio crematorio ai Ravetti

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Non ridate il tempio crematorio ai Ravetti
Rinaldi (5 Stelle): «La ripresa dell’attività sotto la vecchia gestione sarebbe un fatto gravissimo. Questo è un business da 39 milioni di euro»
«Riaprire il tempio crematorio sotto la vecchia gestione della Socrebi sarebbe un fatto gravissimo». A sostenerlo è l’avvocato Giovanni Rinaldi, consigliere comunale del Movimento 5 Stelle: «Sottoscrivendo una nuova concessione – ha spiegato in un’intervista al nostro giornale – ci consentirebbe sia di sopportare i costi di un eventuale contenzioso, sia di ottenere maggiori entrate da utilizzare a favore dei cittadini».
La questione “tempio crematorio” fa discutere non soltanto nel mondo della giustizia, ma anche a livello politico. Il tema di questi giorni è il futuro della struttura una volta dissequestrata.
Tra i protagonisti del dibattito, fin dall’inizio, c’è il consigliere comunale dei 5 Stelle di Biella, candidato sindaco, che già nel mese di ottobre intervenne a Palazzo Oropa per bloccare la delibera di variazione del Piano regolatore che avrebbe dato il via libera alla realizzazione di una seconda linea di cremazione. Al tempo, le sue contestazioni furono chiare e dettagliate: secondo l’esponente dell’opposizione si stava facendo votare al consiglio comunale un atto con motivazioni che non coincidevano con la reale motivazione per cui si stava concedendo la linea. Contestazioni avvalorate dalle verifiche fatte poi dal consigliere comunale in Commissione per cui “la ditta concessionaria avrebbe aumentato i suoi profitti in 27 anni da 3 milioni 800mila euro a 39 milioni”. Somme spropositate, secondo Rinaldi, a fronte dei miseri incassi per il Comune di Biella.
Pochi giorni dopo divenne pubblica anche l’indagine in corso e la situazione precipitò.

Con la chiusura delle indagini, si apre un nuovo capitolo: quello del futuro della struttura. Avvocato Rinaldi, in caso di dissequestro sarebbe sempre la Socrebi a occuparsi della gestione?
In questo momento, contrattualmente, la struttura ritornerebbe in mano alla ditta concessionaria. E’ ancora da vedere cosa intende fare la Procura della Repubblica. Posso affermare personalmente che, visti i reati contestati e considerati gli inadempimenti del concessionario, una ripresa dell’attività sotto la vecchia gestione sarebbe un fatto gravissimo.
Innanzitutto occorre fare un po’ di chiarezza. Quali sono i soggetti coinvolti nella realizzazione del progetto? Chi ha costruito il crematorio e chi lo ha finanziato?
Il contratto risulta stipulato da un ATI costituita dalla SOCREBI srl, capogruppo mandataria, con l’impresa Vezzani spa. Da quanto mi risulta quindi il Contractor (impresa o gruppo di imprese che si aggiudicata la gara per la costruzione dell’impianto) e il Gestore (il soggetto che, attraverso la gestione, lo sfruttamento economico e la manutenzione del progetto, ne assicura il funzionamento e di conseguenza la raccolta di ricavi quali fonte primaria di copertura dei costi d’investimento e di finanziamento sostenuti) coincidono.
Il Comune starebbe valutando se ci siano gli estremi per chiedere la revoca della concessione, ma l’assessore nei giorni scorsi ha affermato a La Stampa che, trattandosi di project financing con più soggetti coinvolti, il procedimento sarebbe comunque lungo. È davvero così o ci sono altre opzioni?
In realtà credo che il Comune non stia valutando un bel niente, visto che in consiglio comunale alla mia interrogazione in quel senso è stato detto di no! Io mi chiedo se è opportuno che il contratto venga tenuto in piedi dal precedente gestore dopo tutto quello che è successo. Il project financing, se correttamente applicato, è un ottimo strumento in grado di facilitare la realizzazione di grandi opere. Occorre però sapere anche che la fase di costruzione, prima, e gestione diretta e indiretta dell’infrastruttura, poi, rappresentano dei meccanismi delicati che devono funzionare alla perfezione per un lungo periodo di tempo per consentire la formazione di flussi di cassa e le redditività programmate. Generalmente possono sussistere rischi di insuccesso dovuti in una insufficiente quantificazione e valorizzazione dei fattori di produzione. Nel nostro caso però è successo il contrario. E’ stata l’Amministrazione che non ha compreso i flussi di cassa trovandosi con un opera in concessione per 27 anni e incassi che avrebbero permesso, con la seconda linea, di ammortizzare il tutto in 4-5 anni! Un assurdità, visti gli incassi programmati per il Comune.
Capitolo soldi. L’assessore sostiene che un eventuale allontanamento coatto della Socrebi, comporterebbe un grosso investimento da parte del Comune, le cui casse però piangono. A meno di decidere di abbandonare quella struttura e affidarsi a un nuovo gestore per aprire un nuovo tempio. È proprio così o ci sono alternative?

E’ assurdo come questa amministrazione, in merito al Tempio Crematorio, si soffermi solo sui costi ignorando in maniera plateale i ricavi. Basta guardare il business plan previsto per la realizzazione della seconda linea: 39 milioni di euro in 27 anni a fronte di un investimento totale del Gestore di circa 3 milioni, per la prima opera e per la seconda linea che si voleva realizzare. Le Amministrazioni devono approcciarsi alla finanza di progetto con una mentalità che permetta di garantire i processi senza delegare il proprio ruolo ad altri con la scusa che gli interlocutori privati sanno far meglio. Nel nostro caso dovranno essere valutate tutte le inadempienze di parte concessionaria e considerare che dai numeri si evince come un eventuale risoluzione del contratto ci permetterebbe di sottoscrivere una nuova concessione.
I termini del nuovo contratto, vista la capacità dell’opera, ci consentirebbe sia di sopportare i costi di un eventuale contenzioso sia di ottenere maggiori entrate da utilizzare a favore dei cittadini.
Se l’unica strada per riattivare in tempi brevi il tempio crematorio fosse proprio quella di continuare ad affidarsi alla società finita nella bufera, bisognerebbe percorrerla?

E’ chiaro che se non ci fossero altre strade ovvero la prossima amministrazione comunale non intendesse percorrerle quantomeno mi aspetto: l’avvio di una procedura di revisione per garantire maggiori entrate al comune; un controllo di tipo militare affinché certe scelleratezze non succedano mai più.
Lei è stato tra i primi a mostrare perplessità sulla gestione del tempio crematorio, prima ancora che scoppiasse lo scandalo. Alla luce dei fatti di questi mesi, politicamente che idea si è fatto di tutta la vicenda?

A prescindere dalla parallela vicenda penale, la famosa questione della concessione della doppia ha mostrato come, ancora un volta, la politica abbia mostrato un evidente incapacità gestionale. Prima la delibera con una motivazione “farlocca” e non coincidente con le vere ragioni. Poi i ritardi sulle assicurazioni. Poi i mancati controlli. Insomma un disastro! Reiterate condotte discutibili che non possono essere giustificate, come sostenuto dal Sindaco, dalla mole di lavoro degli uffici di riferimento. Comprendiamo come la macchina amministrativa sia complessa, ma credo che alcuni errori non possano essere commessi.

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