Attualità
L’untore della porta accanto
L’untore della porta accanto
Un’abitudine scontata come fare la spesa nel centro di Biella si è trasformata in poco tempo nell’emblema della nostra tensione emotiva. Il desiderio di socialità che proviamo tra le mura domestiche svanisce appena ci accodiamo dietro file di carrelli, guidati da persone apparentemente prudenti, che potrebbero trasformarsi in vigili irreprensibili, rievocando l’immagine dell’italiano tratteggiata da Alberto Sordi.
Terminata nel minor tempo possibile la spesa, sfilate mascherina (per i più fortunati) e guanti, si presenta un dilemma. Uscire con un carrello troppo vuoto potrebbe farci apparire come chi cerca alibi per eludere gli obblighi della quarantena, mentre chi fa scorte consistenti, proprio per ridurre le uscite, potrebbe passare per uno psicotico in preda al panico. Anche chi corre, nel perimetro della propria abitazione e in solitaria, non se la passa tanto meglio, come descritto da un tabaccaio di Riva con la passione per la corsa che è stato insultato da chi, affacciato dai balconi, ha visto in lui un untore itinerante.
Al Villaggio Lamarmora si è sfiorata la rissa per un assembramento di tre persone. Siamo in preda all’ansia e la sfoghiamo contro chi ha la sfortuna di passarci sotto tiro in quel momento.. Alcuni psicologi, che stanno studiando gli effetti della quarantena sulla psiche, sostengono che un meccanismo sociale che va potenziato in questa fase, sia quello dell’altruismo. Offrire aiuto può essere più vantaggioso che riceverlo perché ci fa sentire interconnessi.
Tra la stragrande maggioranza delle persone che rispettano gli obblighi dei decreti andrebbero potenziate forme di volontariato civile, per farci sentire più utili e meno inermi davanti alla pandemia del secolo. Alcuni assessorati potrebbero potenziare così la rete dei servizi per i cittadini più in difficoltà.
Su scala più ampia invece, l’avvio imminente della produzione di mascherine, camici e tutto ciò che ora occorre alla nazione potrebbe ravvivare il nostro territorio; si potrebbe generare lavoro, occupare le persone e renderle partecipi della comunità in cui viviamo. Se ci fosse coordinamento tra le tante risorse presenti, potremmo restituire al Biellese l’immagine che merita.
Vittorio Barazzotto
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