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La Lubetex rinasce. dal tessile ai sistemi elettrificati per proteggere il bestiame

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Il nostro “Think Pink” di oggi racconta come la chiave di volta per la rinascita di un’impresa possa passare dalla differenziazione… e dalle reti elettrificate per pascoli aperti.

Il nostro “Think Pink” di oggi racconta come la chiave di volta per la rinascita di un’impresa possa passare dalla differenziazione… e dalle reti elettrificate per pascoli aperti.

Certo i pascoli della Normandia sembrano molto lontani dal mondo del tessile in cui sono cresciuti professionalmente i nostri protagonisti Paolo e Gabriele Bertazzo, ma essere flessibili, come vuole il mercato di oggi, significa anche uscire dagli schemi ed applicare le proprie conoscenze in àmbiti diversi, specie quando un’economia considerata granitica comincia a sgretolarsi. «Avevamo un’azienda, Lubetex, aperta nel 1985, ci occupavamo di progettazione e costruzione di macchinari per il tessile ed automatismi – spiega Paolo Bertazzo – siamo sempre cresciuti, fino al 2010, quando la crisi già nell’aria da tempo si è fatta sentire per tutto il comparto, e nel nostro caso ci ha spinto a chiudere nel giro di due anni».

A malincuore i fratelli Bertazzo riciclano la loro vasta esperienza lavorando per altri. Ma non è stessa cosa: «Eravamo insoddisfatti – commentano – e quando un cliente francese ci ha chiesto di progettargli un macchinario automatizzato per fare le reti elettrificate per recinti di bestiame in pascoli aperti abbiamo tentato. La prima commessa è andata a buon fine e da lì ne sono arrivate altre, così, non senza qualche titubanza, abbiamo deciso di aprire un nostro studio di progettazione a Valdengo». E Lubetex è rinata dalle proprie ceneri. Slegata dalla committenza di un unico settore ora spazia tra automotive, alimentazione, grafica e tessile tecnico: «Progettiamo qualsiasi tipo di automatismo diretto a velocizzare, industrializzare o migliorare i procedimenti di produzione» spiegano Paolo e Gabriele. E per capire meglio ci fanno qualche esempio: «Abbiamo progettato dei carrelli per il trasporto dei telai di una supercar Alfa Romeo, che servono a facilitare il percorso di composizione dell’auto in stabilimento – racconta con orgoglio Gabriele – ed il banco di verifica comprensivo di parti meccaniche usato per testare in immersione alcuni quadri elettrici della Tim. Ora stiamo lavorando per un’azienda biellese ad un guardapezze semiautomatico con un magazzino semi-rotante che porti le pezze fino all’operatore». Ma non solo: si va dalle macchine per tagliare in modo automatico i filtri per le piscine, a quelle per arrotolare i manifesti, fino ai tritacarta ad uso industriale. «La varietà di richiesta ci ha spinto a fare un passo in più, abbiamo deciso di occuparci anche dell’assemblaggio dei macchinari che progettiamo – continua Paolo – non tutti, ovviamente, si tratta di una produzione mirata, non in serie, attraverso la quale offriamo ai clienti un pacchetto completo: progettazione, produzione e assistenza. I pezzi li facciamo preparare da terzisti, ma noi ne curiamo l’assemblaggio nei minimi dettagli». Per farlo al meglio, è stata creata un’azienda “ad hoc” si chiama SamateK, e ha un’anima in rosa: ad occuparsene è Mery Tolisano, compagna di Paolo Bertazzo, ex pinzina, ex barista ed ora votata alla meccanica. Tanto per ribadire il concetto di cambiar vita, e cogliere le occasioni. Sul punto i fratelli Bertazzo chiudono dicendo la loro: «Certo, forse non siamo un esempio di imprenditoria giovanile, con 49 e 54 anni, ma siamo un esempio di intraprendenza e di positività in un territorio che onestamente ci pare sempre più sfiduciato e depresso».

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