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La guardia medica nega il trasporto immediato della salma: «Il morto non scappa»
Polemica

La guardia medica nega il trasporto immediato: «Il morto non scappa». Un decesso nel cuore della notte, i famigliari chiedono che il “caro estinto” non resti in casa. Il medico dovrebbe firmare un’autorizzazione al “trasporto a bara aperta”. Ma deve farlo o no? A porre il quesito è Gianluca Marucchi, titolare dell’omonima impresa funebre. E a rispondere è, ovviamente, l’Asl.
La guardia medica nega il trasporto immediato della salma: «Il morto non scappa»
Marucchi denuncia pubblicamente un episodio avvenuto a Magnonevolo nella notte del 4 giugno. Un caso che accende i riflettori sul delicato tema della gestione delle salme e della collaborazione tra medici e operatori funebri.
Ma partiamo dalla storia. «In piena notte chi rilascia il documento chiamato “constatazione di decesso” è la guardia medica. Che arriva in taluni casi prima del nostro arrivo – spiega Marucchi -. Per eseguire il trasporto della salma necessitiamo della compilazione di un documento chiamato “trasporto a bara aperta”. Che nella maggior parte dei casi, anche se chiamiamo la guardia medica intervenuta dopo il suo passaggio, non ha nessun problema a compilarcelo. Ovviamente venendole incontro, magari trovandoci a metà strada».
Ma la sera del 4 giugno qualcosa non sarebbe andato come previsto. «Abbiamo chiamato il medico intervenuto chiedendo se per favore ci compilasse il modulo per trasportare il defunto nella nostra struttura. Addirittura mettendoci a disposizione andando nel suo ufficio. La dottoressa ci ha comunicato che nel suo contratto di lavoro non è prevista la compilazione di tale foglio. Pertanto dovevamo aspettare la mattina che intervenisse il medico di famiglia».
Nessuna soluzione
Nonostante il tentativo di trovare un punto d’incontro, però, non si arriva a una soluzione. «Con garbo spieghiamo che è un semplice modulo e che avrebbe sollevato la famiglia in un momento di grande dolore. E che ci saremmo messi a disposizione nel migliore dei modi. Ma lei ancora in modo più rimarcato ci ha risposto: “Cosa cambia per il morto, tanto ormai non scappa, anche se lo trasportate tra qualche ora”. Sconvolti da questa dichiarazione decidiamo di mantenere ancora la calma e chiediamo se stesse scherzando oppure fosse seria. La dottoressa ci ricorda che il suo contratto non prevede questa mansione pertanto di non disturbarla più ».
Ma l’impresario non intende lasciar cadere l’episodio nel nulla. «Può essere vero o no, ma credo che un medico debba, anzi, sia obbligato ad astenersi da simili dichiarazioni. Soprattutto quando si parla di defunti. Provvederò personalmente a scrivere un esposto all’Ordine dei medici, raccontando l’accaduto. Un grazie di cuore al medico di famiglia. Alle 2 di mattina, nonostante rispondesse da Casale, e compresa la situazione, ci ha rassicurati che alle 7.300 sarebbe stato in abitazione. E ci avrebbe compilato il modulo, permettendoci di sollevare la famiglia da inutili incombenze».
La Asl fa chiarezza
Sulla questione fa chiarezza l’Asl. «In riferimento agli aspetti relazionali emersi dal racconto, esprimiamo rammarico nei confronti dei famigliari. Abbiamo provveduto a sottoporre il caso alla referente aziendale dei medici di continuità assistenziale, dottoressa Angela Buffoni. Che ha fornito il seguente chiarimento. “È obbligatorio da parte del medico di continuità assistenziale compilare la certificazione di constatazione di decesso. È invece a discrezione del medico di turno compilare o non compilare il modulo Istat e il trasporto a bara aperta. Che possono essere anche a pagamento in quanto fuori accordo collettivo nazionale».
«In termini di indicazioni aziendali – prosegue la nota – da parte del Distretto è stato chiesto ai medici di continuità assistenziale di venire incontro ai famigliari. In particolar modo nei fine settimana o nei prefestivi e festivi infrasettimanali. Non essendo in servizio il medico di medicina generale di riferimento, che rimane comunque la figura a cui compete redigere tali certificati. In quanto a conoscenza della storia clinica del paziente deceduto».
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Ernesto Trismegisto
26 Giugno 2025 at 12:21
Logica pura !
Ardmando
26 Giugno 2025 at 12:39
Allora se non ci sono leggi e regole, si fa un po’ quello che si vuole. Quando ci sono leggi e regole, si chiede di fare “uno strappo alla regola” o di contravvenire alle regole “per una volta”. Il “veniamoci incontro” è tipicamente italiano, quella sorta di “aggiriamo le regole perchè siamo tutti brave persone”. La guardia medica ha fatto quello che era di sua competenza e non ha fatto quello che non era tenuta a fare.
Padulo
26 Giugno 2025 at 13:38
Credo sia sottinteso il buon senso, non si parla di raggirare le regole, o del ti faccio un favore se me ne fai uno. Alcuni medici non si sa bene perché abbiano scelto una professione in cui il lato umano che dovrebbe esser la parte prioritaria. Scommetto che i due “signorotti” sopra sarebbero i primi che a un eventuale malore, vorrebbero che il mondo corresse a tenergli la mano
.Bruno
26 Giugno 2025 at 15:48
padulo ha ragione la sensibilità umana deve a volte non avere regole,ma i signorotti sono stolti privi di qualsiasi umanità così dicono loro ma all evenienza vorrei vedere come rispettino le regole