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L’aso ‘d Cavor as lauda da sol

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Se i’voeli gni gni se i voeli gni gni gni gni ni di da gni poeu gni gni
Se volete venire venite, se non volete venire non venite, non dire di venire e poi non venire

Se i’voeli gni gni se i voeli gni gni gni gni ni di da gni poeu gni gni
Se volete venire venite, se non volete venire non venite, non dire di venire e poi non venire


Val püsè na bóna làpa, che na bóna sàpa.
Vale più avere una buona lingua, che una buona zappa.


Önca l’àcua sönta misciaa cùm la tèra sönta, la fà paciòc.
Anche l’acqua santa mescolata con la terra santa forma fango.


Ghè mia na bèla scarpa, c’la divénta mia na sciàvata.
Non c’è una bella scarpa che non diventi una ciabatta.


L’aso ‘d Cavor as lauda da sol
L”asino di Cavour si loda da solo. Corrisponde all’italano “chi si loda s’imbroda”. Il paese di Cavour è considerato immeritatamente patria di sciocchi (come Cuneo, Forlì ecc.).


Dentura rada, fortun-a s-ciassa.
Dentatura rada, fortuna folta. Proverbio consolatorio per chi non ha una bella dentatura.


Par paghè e mori j’è sempar temp.
Per pagare e morire c’è sempre tempo.
Piemonte


Gnanca i can a bogio la coa par gnent.
Neanche i cani scodinzolano per niente. Tutti vogliono avere un compenso o un vantaggio per far qualcosa. Viva l’egoismo.


La grama lavandera la tròva mai né scagn né péra.
La cattiva lavandaia non trova mai né sgabello (quel cassetto nel quale le lavandaie si inginocchiavano, presso i corsi d’acqua) né pietra (su cui sbattere i panni). È la quarta versione (più completa) di un proverbio reso famoso dal libro “La donna della domenica” di Fruttero e Lucentini e dall’omonimo film.


Va giù pan cha la pitansa l’è già d’avant.
Va’ giù pane, ché il companatico è già davanti. Ironica esortazione a cibarsi di solo pane, quando manca il companatico.

 

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