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Insegnanti scuole paritarie: una causa europea da 2,5 miliardi
Il caso riguarda la ricostruzione delle carriere. Tra i legali dell’Anief c’è il biellese Giovanni Rinaldi

Insegnanti scuole paritarie: una causa europea da 2,5 miliardi.
Mercoledì c’è stata l’udienza alla Corte di Giustizia Europea, che ha sede a Lussemburgo, sulla questione del riconoscimento degli anni di servizio svolti nelle scuole paritarie. Il caso interessa circa 300mila insegnanti, pari al 30% del corpo docente italiano. Che attualmente non vedono conteggiato il periodo ai fini degli scatti stipendiali e della ricostruzione di carriera una volta assunti a tempo indeterminato nelle scuole statali.
Tra i legali dell’Anief (associazione sindacale professionale) c’è l’avvocato biellese Giovanni Rinaldi, conosciuto anche per il suo trascorso di consigliere comunale. La causa è di assoluta rilevanza anche per le conseguenze economiche. L’impatto stimato di un riconoscimento generalizzato è di circa 2,5 miliardi di euro.
Insegnanti scuole paritarie: una causa europea da 2,5 miliardi
Come rende noto il sito oriz zontescuola.it, la vicenda è stata sollevata dal Tribunale di Padova, che ha rinviato la questione alla Corte di Giustizia Europea lo scorso 14 agosto. Il giudice ha chiesto di verificare se l’attuale normativa italiana violasse il principio di non discriminazione tra lavoratori dello stesso settore. Ad oggi, sia la Cassazione che la Corte Costituzionale avevano negato il riconoscimento del servizio nelle scuole paritarie per la progressione di carriera, la mobilità e le graduatorie interne.
«Il punto centrale è che la normativa italiana non riconosce questi anni di servizio, nonostante le scuole paritarie facciano parte del sistema pubblico di istruzione. È un po’ quello che accadde per la carta docente, un altro caso in cui la giustizia italiana aveva inizialmente escluso i docenti precari. Poi la Corte di Giustizia Europea ha riconosciuto il loro diritto a riceverla».
L’opposizione del governo
Il governo italiano si è opposto alla richiesta, sostenendo che il servizio nelle scuole paritarie sia stato svolto alle dipendenze di un datore di lavoro privato e non dello Stato. Gli avvocati dell’Anief hanno ribattuto che «la valutazione deve essere fatta al momento della ricostruzione della carriera, quando entrambi i lavoratori sono dipendenti del Ministero».
Un altro argomento avanzato dal governo riguarda il sistema di reclutamento. Secondo l’esecutivo, i docenti delle scuole statali sono assunti tramite concorso, mentre quelli delle paritarie no. «Ma questo – sottolineano i legali dell’Anief – non è vero. La maggior parte degli insegnanti statali viene assunta tramite scorrimento di graduatorie e per titoli di servizio, senza concorso».
L’impatto economico
Se la Corte dovesse pronunciarsi a favore degli insegnanti – sentenza prevista a settembre – i tribunali italiani dovrebbero adeguarsi e riconoscere il servizio nelle paritarie. Tuttavia, questo non avverrebbe in automatico. «Il riconoscimento – spiegano gli avvocati – riguarderà solo i docenti che avranno interrotto la prescrizione, quindi la platea sarà più ristretta».
L’impatto economico complessivo stimato di un riconoscimento generalizzato è di circa 2,5 miliardi di euro. Ma secondo gli esperti legali dell’Anief questo non rappresenterebbe un rischio per il bilancio statale.
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